Si torna a parlare di falso in bilancio. Toshiba si trova in difficoltà a causa di alcune irregolarità contabili, che avevano spinto l’azienda a rinviare la presentazione del bilancio del 2014. All’inizio si sospettavano falsi prodotti dichiarati per circa 50 miliardi di yen. Le indagini compiute, però, hanno rivelato che ci sono stati utili gonfiati per un totale di 170 miliardi di yen. Le agenzie internazionali parlano di registrazione impropria delle attività a bilancio e di possibili costi aggiuntivi per un ammontare compreso fra 2,4 e 3,2 miliardi di dollari. In seguito a tutti questi problemi riscontrati il CEO Hisao Tanaka ha annunciato le sue dimissioni, specificando che lascerà l’azienda a settembre.
In base a quanto riferiscono le fonti straniere, ci sarebbero conseguenze generali, perché potrebbe essere imposta la rimozione di quasi tutto il consiglio di amministrazione. Nel frattempo, da quando sono cominciate a trapelare notizie su possibili difficoltà contabili, il titolo Toshiba ha perso il 27% del suo valore in Borsa.
Le regole nel mondo
In Giappone un caso di falso in bilancio può avere delle conseguenze molto pesanti, potendo arrivare anche allo scioglimento del consiglio di amministrazione. Non meno gravi sono le conseguenze in altri Paesi del mondo. In Francia il falso in bilancio è punito con la reclusione fino a 5 anni e con una multa fino a 375.000 euro. In Germania sono previsti fino a 3 anni di reclusione in alternativa alla multa, che è indipendente dall’effettivo inganno del destinatario o dall’esistenza di un danno o di un pericolo per il patrimonio.
In generale in Europa, e quindi anche in Italia, secondo gli esperti, siamo lontani dai livelli delle sanzioni a cui arrivano altri Paesi del mondo, fra i quali quelli anglosassoni. Nel Regno Unito è prevista una pena fino a 7 anni di reclusione, mentre negli Stati Uniti l’amministratore o il direttore finanziario responsabili di falso in bilancio possono essere puniti con una multa fino ad un milione di dollari e con la reclusione fino a 10 anni. In alternativa la multa può arrivare fino a 5 milioni di dollari e la reclusione fino a 20 anni, in base all’aver commesso il falso consapevolmente o con piena volontà.
Il confronto con l’Italia
Il problema del falso in bilancio in Italia è stato affrontato all’interno del ddl anticorruzione. Era necessario intervenire, perché spesso le norme venivano disattese e risultavano del tutto inapplicabili. Sono state introdotte nuove regole, che prevedono il carcere da 1 a 5 anni per gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti che redigono i documenti contabili societari, i quali, nei bilanci o nelle comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, espongono dei fatti non corrispondenti al vero o omettono fatti materiali rilevanti, per conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto.
La stessa pena viene applicata, secondo l’ordinamento italiano, alle falsità o le omissioni che riguardano beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi. Soltanto con l’articolo 2621 bis viene introdotta una pena ridotta per i fatti che vengono definiti di lieve entità, tenendo conto della natura e delle dimensioni della società o delle modalità del comportamento di chi è responsabile delle dichiarazioni false.
In particolare, per quanto riguarda le società quotate, il fatto che ci sia un danno arrecato a soci o creditori diventa un reato di pericolo e non è più determinante per la non punibilità. Per le società quotate le sanzioni possono andare da 1 a 8 anni di detenzione e viene punito l’intento di arrecare un danno attraverso false comunicazioni.
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