Circo Massino gremito nella giornata di sabato 30 gennaio in occasione del Family Day 2016, manifestazione indetta da diverse organizzazioni per protestare contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili gay. Secondo gli organizzatori, è stato raggiunto l’obiettivo di un milione di persone e si parla di due milioni di persone. Promotore e organizzatore è il comitato “Difendiamo i nostri figli”, creatura del neurochirurgo Massimo Gandolfini che è riuscito a raccogliere l’appoggio di diverse associazioni del mondo cattolico. L’obiettivo è di portare in piazza un milione di persone e ottenere, se non l’affossamento, almeno lo slittamento della discussione in Aula, con l’obiettivo di snaturare il ddl e rendere la norma carta straccia.
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Così, se sabato 23 gennaio le piazze si erano riempite di bandiere arcobaleno per la manifestazione #SvegliatItalia a favore della legge sulle unioni civili, una settimana dopo è la Capitale a ospitare la contro-manifestazione.
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Nella mattina, il ministro degli Interni Angelino Alfano ha ricevuto l’organizzatore, Massimo Gandolfini, twittando la sua “adesione piena a obiettivi manifestazione”; in piazza molti politici, da Renato Brunetta a Carlo Giovanardi; tra le fila del governo, al family Day è presente anche il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti con la moglie e i due figli. “Ognuno è qui a titolo personale“, ha spiegato ai cronisti.
Nella giornata del Family Day, Matteo Salvini non perde l’occasione per attaccare il governo, nella figura di Alfano. Su Twitter, il leader della Lega dà dell’ipocrita al ministro, perché appoggia la manifestazione ma sta al governo con cui vuole le unioni civili gay.
Per cosa si manifesta
Il Family Day nasce per dire no alle unioni civili gay e, soprattutto, no alla stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio del partner, contenute nel ddl Cirinnà. L’obiettivo è “difendere la famiglia tradizionale”, quella in cui “i bambini devono avere una mamma e un papà”. A loro dire, il ddl Cirinnà aprirebbe la strada all’utero in affitto che però è già vietata dall’ormai nota legge 40/2004.
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Il centrodestra in piazza
In teoria, il Family Day nasce dall’iniziativa di comitati civili, senza alcun appoggio politico; in pratica, mezzo emiciclo del Parlamento dalle parti del centrodestra si è non solo accodato, ma si è fatto promotore dell’iniziativa, portando le istanze della piazza direttamente in Aula. Su tutti, il NCD di Angelino Alfano. Il ministro degli Interni non sarà al Circo Massimo per motivi “istituzionali” ma lo appoggia senza riserve; stessa cosa per la ministra della Salute Beatrice Lorenzin e tutti i membri del governo (di cui molti di freschissima nomina) del Nuovo Centro Destra. Forza Italia lo ha usato a metà: molti esponenti si sono dichiarati a favore delle unioni civili e soprattutto dell’aspetto più controverso, la stepchild adoption. In piazza ci saranno esponenti della Lega Nord, di Ala e di Area Popolare, oltre a cattolici del PD; prevista anche la partecipazione di Forza Nuova e Casa Pound che però sono stati banditi dagli organizzatori.
La posizione della Chiesa
Il Family Day, si diceva, non è una manifestazione di partito (in teoria). Non è neanche una manifestazione appoggiata ufficialmente dalla Chiesa. Certo, Papa Francesco è intervenuto in difesa della famiglia, tante organizzazioni cattoliche non saranno presenti a livello ufficiale, a partire da CL e Acli, ma la voce più forte è arrivata dal cardinale Angelo Bagnasco che ha espresso più volte il dissenso dei vertici ecclesiastici. Il Vaticano è compatto nel difendere la famiglia tradizionale contro le unioni gay, di stepchild adoption non ne vuole sentire parlare, ma ci sono due modi diversi di rivolgersi alla piazza: quello più moderato di Papa Bergoglio che difende la famiglia ma non vuole ingerenze ecclesiastiche nella politica italiana e quello più diretto di Bagnasco, pronto a tuonare contro le unioni civili gay in ogni momento e occasione.
Un mare di polemiche
Fin dalla conferma, il Family Day ha sollevato un polverone di polemiche. Quando la compagnia ferroviaria Italo ha deciso di fare sconti ai partecipanti, sui social è partita una feroce contro-campagna. Il giorno prima della manifestazione #SvegliatItalia, il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ha pensato bene di scrivere con le luci “Family Day” sulla facciata del Pirellone, sede della Regione. Milano ha reagito, tra ironia e rabbia, riempiendo le piazze di bandiere arcobaleno.
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Sui social e non, politici e organizzatori vengono presi di mira per l’incoerenza del loro messaggio, visto che molti dei volti noti del Family Day sono passati tra divorzi, convivenze e amanti. Se, come dicono gli organizzatori, l’Italia non è pronta alle unioni civili gay e la famiglia è una sola, come mai ci sono state così tante polemiche? La società civile sta dimostrando che il Paese è pronto a entrare nell’era moderna e a riconoscere stessi diritti davanti alle legge alle persone omosessuali, che piaccia o meno.
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