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La farina raffinata fa male? In realtà la questione è tuttora piuttosto dibattuta. Secondo Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica, ‘la farina 00, come tutti i prodotti raffinati, provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell’insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati’.
L’epidemiologo ha definito la farina raffinata, un veleno e naturalmente le sue affermazioni, nonché la questione in generale, hanno destato notevole perplessità, poiché ogni giorno sono milioni gli italiani che consumano la farina bianca. Della medesima opinione di Berrino è anche Anna Villarini, ricercatrice dell’Istituto Nazionale dei Tumori, la quale invita a sostituire la farina bianca raffinata, con quella integrale. Berrino spiega inoltre, che è importante fare attenzione alla selezione dei prodotti integrali, poiché sovente vengono venduti per integrali, prodotti contenenti farina 00, alla quale viene aggiunta della crusca rimacinata, residuo della raffinazione: ‘Questo è doppiamente nocivo, perché provoca l’indice glicemico, tipico della farina raffinata e l’effetto dannoso della troppa crusca, che è quello di ridurre l’assorbimento del ferro e del calcio’. Per capirne di più, scopriamo la storia della farina raffinata, i potenziali danni provocati dalla farina raffinata, le differenze con la farinata non raffinata e le alternative alla farina bianca, ovvero la farina di mais e la farina di farro.
Dove inizia la storia della farina raffinata? Quando l’uomo ha cominciato a nutrirsi di farina bianca? E’ accaduto soltanto sessanta anni fa circa, nel dopoguerra. Prima di allora, il pane, ad esempio, un’alimento comune nell’alimentazione di quell’epoca, veniva preparato esclusivamente con farina integrale. La farina bianca raffinata inizia a prendere il sopravvento sulla farina non raffinata, principalmente perché viene considerata facilmente digeribile, ha una migliore lavorabilità nei processi industriali e soprattutto riduce i tempi di lavorazione e ne migliora la conservabilità. In più, la farina bianca sazia di meno e ciò favorisce un aumento dei consumi.
Nel dopo guerra, la coltivazione del grano ha vissuto profonde modificazioni, per effetto della meccanizzazione e della coltura agricola intensiva. Inoltre, si è diffuso l’uso massivo di concimi chimici, diserbanti e degli antiparassitari, al fine di garantire il massimo della produttività. I nuovi metodi di produzione e il conseguente impoverimento della farina raffinata per totale sottrazione della crusca, non hanno minimamente tenuto in considerazione la salute dei consumatori, né il benessere dell’ambiente.
Come viene raffinata la farina? La farina bianca si ottiene dal processo di molitura del seme del grano, dal quale vengono tolte due componenti nutritive, utili e importanti per la salute dell’uomo: la crusca (fibra e vitamine del gruppo B) che costituisce la parte esterna ed il germe (oli polinsaturi, vitamine, minerali), che si trova nella parte interna del chicco. Durante il processo di raffinazione della farina si perde quindi la maggior parte delle sostanze nutritive contenute invece nella farina non raffinata:
– La metà dei preziosi acidi grassi polinsaturi;
– La quasi totalità delle vitamine;
– Il 98% del magnesio;
– L’80% del ferro;
– Il 75% del manganese;
– Il 70% del fosforo;
– Il 50% del calcio;
– Il 50% del potassio
La farina, da sempre, è uno degli ingredienti fondamentali della dieta mediterranea, è l’elemento base del pane, della pasta, della pizza, dei dolci: oggi, a causa del processo di raffinazione della farina, la nostra alimentazione rischia di essere priva dei nutrienti necessari, a garantire il benessere dell’organismo. E’ pertanto evidente che per salvaguardare la propria salute, è fondamentale prediligere una dieta che includa alimenti prodotti con farina integrale, come la pasta ed il pane integrali, e anche della farina non raffinata per la pizza. Due valide alternative alla farina bianca, sono: la farina di mais, quella che normalmente si usa per la polenta, che è naturalmente priva di glutine, ottima per preparazioni dolci e salate; e la farina di farro, povera di calorie e ricca di proteine e vitamine. Occhi però a cercare nuove frontiere alimentari sul web, potreste imbattervi nella farina d’ossa raffinata, e non si tratta certo di qualcosa di commestibile!
Danni della farina raffinata
Quali sono i danni della farina raffinata, dunque? Come abbiamo spiegato poc’anzi, a seguito del processo di raffinazione, la farina viene letteralmente svuotata dei suoi nutrienti, ciò conduce a pericolosi, potenziali rischi per la salute:
– Aumento del glucosio nel sangue;
– Impedimento al riutilizzo del grasso;
– Soppressione del glucagone (ormone che favorisce il consumo dei grassi e degli zuccheri);
– Aumento della sensazione di fame (provocato dal calo del livello di zuccheri nel sangue, conseguente al picco di insulina);
– Aumento di peso.
Il risultato è un incremento considerevole di casi di diabete (i sintomi per riconoscerlo), celiachia e intolleranze al glutine.
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