Il verdetto della Corte di Appello di Firenze mette una prima fine a un processo molto discusso, che ha messo in cattiva luce anche Matteo Renzi attraverso una campagna mediatica molto spinta.
È proprio il caso di dirlo: le fatture erano in una nuvola che non esiste. I genitori di Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio, dal processo per fatture false intentato nei loro confronti, se ne escono puliti, assolti e a testa alta. Renzi figlio dai social la mette subito in politica: “Ha perso il giustizialismo”. L’ex premier commenta così l’assoluzione dei suoi genitori, avvenuta a formula piena perché “il fatto non costituisce reato”.
Tiziano Renzi e Laura Bovoli salutano, forse per sempre, quello che sembra un altro caso di mala giustizia, apertosi per due fatture rispettivamente del valore di 20mila e 140mila euro, presumibilmente prodotte dai coniugi Renzi nel 2015. Il seguito parla di un processo che ha visto riempite pagine di giornali e giornali, per ovvie ragioni ben riferibili agli incarichi presieduti da Matteo Renzi, oggi leader, insieme a Carlo Calenda, del Terzo polo.
Tiziano Renzi, padre di Matteo e condannato a 22 mesi in primo grado, nell’aula di tribunale durante l’udienza di appello ha detto: “Non ho mai chiesto nomine e incarichi a mio figlio, da questo punto di vista non ho mai lavorato col pubblico. Voglio affermare quello che mi ha detto Matteo a distanza di anni, che il marito della pm (a cui è stata affidata l’inchiesta, ndr) aveva chiesto a lui e ai suoi collaboratori con insistenza una nomina“, il discorso lo riporta la Repubblica. Tiziano Renzi ha ripetuto fra l’altro il concetto anche ai cronisti che lo attendevano fuori dal tribunale di Firenze: “Mio figlio ha le prove di questa affermazione, potete chiederlo a lui“.
Anche la moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, ha voluto dire la sua e lo ha fatto prima dell’assoluzione offrendo alla Corte delle dichiarazioni spontanee: “Non ho mai fatto fatture false. Ho fiducia nella legge. Credo che la legge sia uguale per tutti, anche per chi si chiama Renzi. Mio marito è esperto nel settore commerciale ma non capisce nulla in amministrazione. Mi assumo completamente la responsabilità della fattura da 20 mila euro fatta da Party per un lavoro ben preciso che avrebbe dovuto svilupparsi: attirare i clienti verso quei negozi poco frequentati nell’outlet the mall. Un progetto mai andato fino in fondo perché, grazie al fango gettato dalla stampa sono stata costretta a chiudere l’azienda. Mio figlio, allora a Palazzo Chigi, mi ha detto di chiudere l’azienda. E cosi feci. Ma dopo 30 anni di lavoro potevo rovinarmi per 20 mila euro?” Così la madre di Renzi.
I fatti risalgono al lontano 2015. L’imprenditore Luigi Dagostino, condannato a 9 mesi in appello per truffa, ai tempi era Amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet The Mall, in Toscana a Regello. La Tramor incaricò due società facenti capo ai coniugi Renzi, la Party e la Eventi 6, richiedendo studi di fattibilità per l’outlet. Le due fatture oggetto del processo ammontano a un totale di 160mila euro.
Matteo Renzi su Twitter commenta la notizia con grande soddisfazione: “Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti: il fatto non costituisce reato. Sono felice per loro e per tutti noi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo“.
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