La notizia era nell’aria da qualche giorno ma ora è arrivata la conferma ufficiale. L’Fbi è riuscito a sbloccare l’iPhone di Syed Rizwan Farook, il killer della strage di San Bernardino (costata la vita a 14 persone) senza l’aiuto di Apple. Il Dipartimento di Giustizia ha infatti ritirato il provvedimento contro l’azienda di Cupertino: già nelle scorse settimane, l’azione legale era stata bloccata perché lo stesso Dipartimento aveva fatto sapere di aver trovato il modo per entrare nel cellulare. Lunedì 28 marzo è arrivato il comunicato ufficiale con cui si chiariva che l’azione contro Apple veniva interrotta: l’Fbi ha avuto accesso ai dati del killer grazie al “recente aiuto di una terza figura” di cui non è stata rivelata l’identità. L’azione legale però rischia di continuare ma a parti inverse: ora è Tim Cook che ha chiesto al Bureau come sono riusciti a violare la privacy di quell’iPhone.
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Da mesi la vicenda tiene banco e non solo negli Stati Uniti. L’Fbi aveva chiesto ad Apple di sbloccare il cellulare di Syed Rizwan Farook, ricevendo il no della Mela. In ballo il diritto alla privacy e la sicurezza di milioni di utenti che affidano al proprio smartphone i loro dati più sensibili.
Ora, il colpo di scena che ha del clamoroso. “Il governo è riuscito ad accedere con successo ai dati contenuti dell’iPhone di Farook e per questo non ha più bisogno dell’assistenza di Apple“, si legge nel comunicato del dipartimento di Giustizia. L’aiuto di una terza persona, di cui non si sa nulla, rende il caso ancora più complesso. Apple ora vuole vederci chiaro: come hanno forzato i sistemi di sicurezza, ritenuti finora inviolabili? Si tratta di una modalità adatta solo a quello smartphone o replicabile per tutti i modelli simili? Soprattutto, chi ci è riuscito?
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Il governo americano ha risposto picche. Non svelerà nulla dell’operazione perché ritenuta top secret. Che ci fosse un modo per evitare l’intervento dei tecnici Apple però era già stato ventilato da Edward Snowden, la talpa dell’NSA che aveva sostenuto la battagli di Tim Cook in nome della privacy, facendo notare che l’Fbi avrebbe potuto entrare nel cellulare di Farook senza aver bisogno di un ordine del giudice. Come ci sia riuscito, non è chiaro: la vicenda non è ancora conclusa.