Guai in vista per FCA negli Stati Uniti: General Motors, infatti, ha fatto causa al gruppo italo-americano accusandolo di aver corrotto il sindacato dei metalmeccanici americani, condizionando tre trattative sul contratto del lavoro, tra il 2009 e il 2015, attraverso il pagamento di alcune tangenti con l’obiettivo di ottenere un vantaggio competitivo illecito. Un’accusa pesante quella formulata da GM e che ha portato alla deposizione di una denuncia davanti alla Corte distrettuale di Detroit da parte del costruttore Usa, specificando l’intenzione di chiedere “danni sostanziali” a FCA pur non rendendo pubblica la somma.
Una situazione non certo facile per FCA che ha risentito del contraccolpo in Borsa – con il titolo che ha perso quasi il 4% a Wall Street – e i vertici del gruppo a sottolineare l’intenzione di difendersi con tutte le forze dalla causa “convinti che le accuse mosse da General Motors non siano altro che un tentativo senza basi di distogliere l’attenzione dalle sfide proprie di quella società” come si legge in una nota diffusa dal gruppo.
Un’accusa pesante quella rivolta da General Motors a FCA e che deriva da un’indagine federale, ancora in corso, nella quale ci sono state delle ammissioni fatte da alcuni ex dirigenti del gruppo italo-americano venute alla luce in seguito all’indagine penale portata avanti dall’ufficio dello Us Attorney nel distretto Est del Michigan: secondo il legale del colosso americano, Craig Glidden, il sindacato Uaw permetteva a Fiat Chrysler di avere più lavoratori temporanei e più dipendenti pagati con un salario più basso, vantaggi che però venivano negati a GM. Una situazione che faceva parte di una cospirazione e nella quale l’ex CEO, Sergio Marchionne, scomparso il 25 luglio 2018, avrebbe avuto un ruolo importante pagando tangenti ai funzionari Uaw per interferire nel processo di contrattazione collettiva dal 2009 al 2015. “Marchionne è stato una figura centrale nella concezione, esecuzione e sponsorizzazione dell’attività fraudolenta” ha ribadito Glidden specificando come l’unico obiettivo della causa sia proprio FCA.
La risposta della casa alla quale appartengono Fiat e Chrysler non si è fatta attendere. “Questa sconcertante manovra viene in un momento in cui FCA sta dimostrando di essere un concorrente sempre più forte e continua a creare importante valore per tutti i suoi stakeholders, implementando con successo la propria strategia di lungo periodo. Ciò comprende il suo piano di fondersi con PSA” ha fatto sapere l’azienda attraverso un comunicato che sottolinea anche la ferrea volontà di “avvalersi di tutte le tutele disponibili in risposta a questa causa senza fondamento”. A rassicurare i dipendenti ci ha pensato anche Mike Minley, attuale CEO, attraverso una lettera nella quale ha specificato come “al di là di insostenibili speculazioni” la denuncia nei confronti del gruppo “non presenta alcuna nuova accusa documentata”. La guerra tra il primo produttore di auto americano e FCA sembra appena iniziata e quello appena andato in scena pare essere il primo capitolo di una storia ancora tutta da scrivere.
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