L’opposizione di governo punta dritto al salario minimo, mentre la maggioranza propone un altro intervento che non ricada sulle tasche del datore di lavoro. Ecco di cosa si tratta.
Una delle priorità ribadite dalla premier di FdI è quella di ridurre il cuneo fiscale, si tratta di un intervento prioritario che non va a ricadere sulle aziende italiane, che in questo momento storico sono in affanno. Un ulteriore innalzamento del costo del lavoro porterebbe ad estromettere molte Piccole e Medie Imprese dal mercato. Di conseguenza, si verificherebbero non poche ricadute sul mercato del lavoro. della stessa idea della Meloni è il viceresponsabile del Dipartimento Imprese e Mondi produttivi, Lino Ricchiuti, il quale sottolinea che è necessario intervenire su altri fronti, prima di parlare di salario minimo.
Introdurre un salario minimo a nove euro l’ora avrebbe ricadute pesanti sul datore di lavoro, in particolare sulle Piccole e Medie Imprese italiane, che sono in affanno a seguito dei continui rincari, della riduzione dei margini e del contesto congiunturale globale.
Oltre al problema della crisi del sistema produttivo italiano, c’è un altro grandissimo problema: quello dei contratti da fame siglati, che sono un chiaro ed evidente segnale di fallimento delle forze sindacali. Il problema del lavoro povero c’è e deve essere affrontato, ma negli ultimi devenni il numero di cessazioni di Partite IVA è aumentato esponenzialmente proprio per l’elevata tassazione. Accanto alla cessazione delle Partite IVA si è assistito ad un dilagarsi del lavoro nero.
Il capogruppo FdI alla Camera, Tommaso Foti, sostiene che la proposta del salario minimo da parte dell’opposizione di governo sia una vera e propria truffa. Si sottoscrive per il salario minimo subito, ma in effetti entrerà in vigore a partirà da settembre 2024.
L’obiettivo del governo Meloni è quello di puntare dritto al taglio del cuneo fiscale: si tratta di una priorità portata avanti dall’esecutivo. La finalità è quella di arrivare ad una decurtazione di cinque punti percentuali del cuneo fiscale entro l’anno 2027. Ciò dovrebbe valere per tutti i redditi di importo inferiore ai 35mila euro, con uno sgravio che avrebbe un peso pari ad 1/3 sul datore di lavoro.
Ad oggi il taglio è pari a 2 punti percentuali, incrementato a tre punti percentuali nel corso del corrente anno per chi ha redditi di importo inferiore ai 20mila euro all’anno. Ciò comporta enormi benefici e vantaggi per la platea dei lavoratori, che possono beneficiare di aumenti fino a 400 euro all’anno. Tra le altre misure comprese nel pacchetto lavoro, oltre all’ulteriore taglio del cuneo fiscale, sono previste nuove regole sui contratti a termine e l’innalzamento della soglia dei fringe benefit fino a 3mila euro per i lavoratori dipendenti con figli.
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