L’inflazione americana rallenta nonostante il rischio di default: FED e BCE manterranno la politica restrittiva, ma non ci sarà alcun taglio dei tassi.
Dopo mesi e mesi di rincari e di prezzi alle stelle, finalmente l’inflazione rallenta il suo trend, ma è difficile che la BCE e la FED possano tagliare i tassi di interesse entro la fine dell’anno. Nei prossimi mesi c’è molta incertezza in merito alle politiche monetaria che saranno attuate dalle Banche centrali, BCE e FED. Il tasso di inflazione degli USA sta rallentando la sua corsa, ma secondo gli analisti è difficile prevedere un taglio dei tassi di interesse entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, il Presidente Joe Biden in procinto di partire per il G7 a Hiroshima, ha twittato che è necessario trovare un accordo con i repubblicani altrimenti gli USA rischiano il default. Sarebbe una tempesta economica senza precedenti e gli Stati Uniti d’America entrerebbero in una profonda recessione. Ben 8 milioni di posti di lavoro negli USA sono a rischio se non si interviene tempestivamente.
Un soffio di sollievo che ha avuto ripercussioni positive anche sul mercato borsistico. Dopo mesi di continui rincari dei prezzi, finalmente c’è un piccolo segnale di rallentamento del trend inflazionistico americano rispetto al precedente mese di aprile. L’inflazione USA rallenta a 4,9 punti percentuali: è il dato più basso dal mese di aprile 2021.
Si tratta di un dato che preannuncia un miglioramento rispetto alle aspettative. Questo rallentamento della corsa dei prezzi negli USA ha comportato un rafforzamento dell’Euro e fa ben sperare che la FED e la BCE non intervengano con ulteriori strette sul costo del denaro. Gli analisti finanziari monitoreranno i numeri relativi al trend inflattivo come dati chiave. La FED continuerà a mantenere la politica restrittiva adottata negli ultimi mesi e valuterà se dover intervenire con ulteriori rialzi dei tassi di interesse.
Sulle politiche restrittive adottate negli ultimi mesi dalla FED e dalla BCE è intervenuto il Vicepremier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Secondo lo stesso continuare ad aumentare i tassi di interesse sarebbe un grave errore. Nell’Eurozona l’inflazione
“non ha una origine interna, quindi il problema non si risolve alzando i tassi […] ne fanno le spese solo le famiglie e le imprese”.
Nel corso dell’ultimo anno la BCE ha annunciato diversi aumenti dei tassi di interesse e si è passati dallo 0,5 allo 0,25.
L’incremento dei tassi di interesse sarebbe vicino alla sua fase conclusiva. Ad oggi la politica monetaria restrittiva non ha avuto effetti significativi sugli NPL, i debiti delle banche a rischio restituzione. Il mercato continua a scontare un incremento dei tassi d’interesse fino al 3,75% per i tassi sui depositi bancari dall’attuale tasso pari al 3,25%.
Se il trend inflattivo e tutti i dati macroeconomici continuano a rallentare la corsa, c’è buona probabilità che la BCE e a FED non ricorrano ad un ulteriore incremento dei tassi di interesse. A partire dalla fine del mese di luglio si prevede che cesseranno i riacquisti dei bond con il Quantitative Easing.
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