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Fedez ride di Emanuela Orlandi e suo fratello Pietro ci dà una lezione di vita

Il caso di Emanuela Orlandi ancora oggi, dopo quarant’anni, resta un mistero irrisolto: ci sono state supposizioni, ricostruzioni, illazioni, ma mai si è arrivati a un risultato concreto e per questo ancora oggi l’opinione pubblica chiede giustizia e vuole che la verità finalmente venga fuori. Questa vicenda, in sostanza, è ancora oggi delicatissima, tanto che il Vaticano di recente ha deciso di riaprire il caso. Non c’è proprio nulla da ridere insomma, eppure Fedez, rapper seguitissimo e famosissimo, ha pensato bene di farlo pubblicamente, durante una puntata del suo podcast, Muschio Selvaggio.

Fedez – Nanopress.it

Il black humor è concesso finché però non diventa offensivo e non lede la sensibilità altrui. C’è una linea sottile che separa lo scherzo dal cattivo gusto. Ma a quanto pare non tutti lo hanno capito. Raccontare la vicenda di Emanuela Orlandi è sempre difficile, ma raccontarlo adesso, dopo che il caso mediatico più eclatante nella storia del Vaticano è stato ridicolizzato in pubblica piazza, lo è ancora di più. Sì, perché di fatto questo ha fatto Fedez, la metà dei Ferragnez più irriverente, polemica, ma anche più incline agli scivoloni, che conta quasi 15 milioni di followers solo su Instagram, di cui la stragrande maggioranza sono ragazzini che verosimilmente sono affascinati dalla sua figura, dal suo status di rapper, dalla sua posizione socioeconomica e quindi lo vedono come esempio da seguire. Una cosa va detta prima di parlare di quello che è accaduto: no, ragazzi, non vedete tutti quelli che osservate al di là dello schermo come personaggi da idolatrare, perché sono persone esattamente come voi, con la differenza che non le conoscete davvero, ma potete conoscere solo quello che vogliono far emergere, che molto spesso non corrisponde affatto alla realtà. E comunque se proprio volete idolatrare qualcuno, lasciate perdere un attimo Fedez e scegliete qualche esempio più virtuoso.

Il caso di Emanuela Orlandi su cui Fedez ha riso

22 giugno 1983. Emanuela Orlandi esce di casa. Sono le 16:00 e alle 17:00 in punto deve essere trovarsi in piazza Sant’Apollinare per la sua lezione di musica, a cui seguirà quella di canto dalle 18:00 alle 19:00. Parte quindi dal Vaticano, in cui vive, per percorrere quella strada, per lei abituale. Arriva, segue i suoi corsi, ma quel giorno decide di uscire circa dieci minuti prima del previsto. Così, essendo in anticipo, chiama a casa da una cabina telefonica in zona e avvisa la famiglia che un uomo l’aveva fermata e le aveva proposto di fare volantinaggio per le Avon Cosmetics durante una sfilata di moda nell’atelier delle Sorelle Fontana che si sarebbe tenuta dopo pochi giorni. Il compenso non sarebbe stato affatto basso: parliamo di 375.000 lire (l’equivalente di circa 187 euro) e a una ragazzina così giovane – ha solo 15 anni – alletta l’idea di poter guadagnare quella cifra. Le risponde la sorella, che le sconsiglia di accettare: è troppo rischioso fidarsi di sconosciuti, è meglio lasciar perdere e parlarne almeno prima con i genitori.

Emanuela – che secondo le ricostruzioni avrebbe avuto quella conversazione con l’uomo prima di iniziare la lezione, quindi prima delle 17:00 – aspetta altre compagne di corso e con due di loro, Raffaella Monzi e Maria Grazia Casini, raggiunge la fermata dell’autobus in Corso Rinascimento. Sono ormai le 19:30 circa: le due ragazze salgono su due autobus diversi per tornare a casa, mentre la Orlandi decide di attendere quello successivo per via del troppo caos.

Parentesi: quello che è accaduto davvero in quel lasso di tempo prima dell’arrivo dei pullman resta un mistero. Anzi, più che altro è quello che ha detto davvero Emanuela alle amiche ad esserlo, ma proprio questo potrebbe cambiare tutto. Secondo una prima versione, infatti, la Orlandi avrebbe parlato della proposta fatto dall’uomo di occuparsi di volantinaggio, ma avrebbe poi intimato alle ragazze che avrebbe atteso il permesso dei genitori onde evitare brutte sorprese. Una seconda, però, racconta che invece la 15enne avrebbe detto a Raffaella nello specifico che avrebbe aspettato l’uomo per dirgli che prima di accettare la sua proposta ne avrebbe dovuto parlare con la famiglia. A quel punto l’avrebbe accompagnata alla fermata e alle 19:30 Raffaella sarebbe salita sull’autobus e, una volta sopra, avrebbe visto l’amica parlare con una donna dai capelli ricci (la cui identità non è mai stata chiarita, ma si pensa possa essere un’altra allieva della scuola da loro frequentata).

Da quel momento di lei si sono perse le tracce. L’unica cosa certa è che, come si scoprì solo in seguito, la Avon non aveva alcun nesso con quella vicenda e che però altre ragazze – tutte adolescenti, più o meno coetanee di Emanuela – erano state adescate nello stesso periodo da un uomo che prometteva loro un lavoro nell’ambito della cosmesi.

Oggi, in ogni caso, questa faccenda non ha ancora alcun colpevole: il caso è irrisolto. Di ipotesi ne sono state fatte, diverse piste sono state seguite in questi 40 anni – dal coinvolgimento della Banda Banda della Magliana ai collegamenti con l’attentato a Giovanni Paolo II, passando per la pedofilia – ma nessuna sembra aver portato ad alcun risultato concreto. Almeno fino ad oggi.

Fino ad oggi, sì, questa precisazione è doverosa, perché proprio un paio di settimane fa, quattro decenni dopo l’accaduto, la Magistratura Vaticana ha deciso di riaprire il caso e di far partire nuove indagini. Questa scelta, spinta anche dalla richiesta di trasparenza di Papa Francesco, è arrivata in seguito a rivelazioni inedite, come ad esempio quelle contenute negli ormai tristemente celebri audio inediti risalenti al 2009 oppure la lettera inviata al fratello della Orlandi, Pietro, da Ali Agca, l’uomo che sparò diversi anni fa a Papa Wojtyla.

Oggi sembra tra l’altro che il caso sia più vivo che mai, nonostante sia passato così tanto tempo: non solo Neflix ha voluto dedicare alla vicenda un docufilm, dal titolo Vatican Girl, ma – cosa decisamente più importante ovviamente – il parlamento italiano ha deciso di aprire una commissione d’inchiesta per fare luce su questo caso, sulla sparizione di Mirella Gregori e sull’omicidio di Simonetta Cesaroni.

Emanuela Orlandi – Nanopress.it

Mentre quindi pare che tutto il Paese – Vaticano compreso – voglia fare luce (finalmente) su questa vicenda, ci ha pensato Fedez a ridicolizzare tutto con una risatina decisamente fuori luogo, che avrebbe potuto tranquillamente evitare.

Cos’è accaduto durante la puntata del Muschio Selvaggio

Fedez, insieme a Luis Sal, conduce da tempo un podcast, Muschio Selvaggio, che sta riscuotendo un vero successo, tanto che a breve sbarcherà per la prima volta in chiaro su Rai2 durante la settimana di Sanremo (ma forse il fatto che a condurre la prima e l’ultima serata sia sua moglie, Chiara Ferragni, potrebbe avere un nesso con tutto ciò).

In ogni caso, senza addentrarci nei meandri di quello che accadrà sopra e intorno al palco dell’Ariston, è stata una delle ultime puntate del podcast a generare un vero e proprio caos. Era ospite Gianluigi Nuzzi così, approfittando della sua presenza, i due conduttori avrebbero voluto parlare della docuserie Netflix dedicata a Emanuela Orlandi. Fin qui tutto bene, considerando che questa è pur sempre informazione, se non fosse che ad un tratto ci ha pensato Fedez a spezzare completamente l’atmosfera seriosa, dicendo: “Innanzitutto, possiamo dire? Non l’hanno mai trovata, la stanno ancora cercando” e scoppiando a ridere.

Non si è fatta attendere la reazione di Nuzzi, visibilmente imbarazzato, che gli ha chiesto “Questo sarebbe black humor?” e ha poi aggiunto: “Questo è black humor che è sideralmente antitetico rispetto a un giornalista”. Il rapper, anziché fare un passo indietro, ha continuato dicendo “Scusami, mi faceva troppo ridere” e solo dopo che anche il suo collega, Luis Sal, gli ha fatto notare che in effetti non faceva affatto ridere quello che ha detto, ha capito e gli ha dato ragione. Ormai però il danno era fatto e lo spezzone incriminato ha fatto il giro del web, partendo da Twitter, finendo su Instagram, YouTube, su tantissimi giornali.

Il web, a quel punto, si è scatenato, tanto da mandare Fedez in cima a trending topics di Twitter. Ma attenzione: a farlo è stata la valanga di insulti e critiche che lo hanno travolto, non c’è nulla di buono in quello che è accaduto.

Tra chi ha definito il commento del rapper “di cattivo gusto”, chi lo ha reputato “totalmente fuori contesto”, chi ha addirittura affermato che Fedez “dimostra otto anni come al solito”, arriva Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che con poche frasi, neanche troppo concise, ci fa una lezione di buon senso. Queste le sue parole all’Ansa: “In tanti anni ho dovuto subire comportamenti in malafede e cattivi ben peggiori di una risata non nata sicuramente con la volontà di offendere, o mancare di rispetto, me lo auguro, anche se ovviamente mi è dispiaciuto. Non capivo cosa ci fosse da ridere dicendo ‘non l’hanno trovata, la stanno ancora cercando’. Credo che si tratti semplicemente di un momento di immaturità, come quando da ragazzini poteva scappare una risata durante un funerale. Credo in questa vicenda che dura da quarant’anni vi siano atteggiamenti molto più gravi da parte di intere istituzioni che dovrebbero far indignare molto di più di una, seppur fuori luogo, risata”.

Semplice, diretto, esaustivo, il fratello della Orlandi ci ha spiegato in poche parole cosa significhi essere lucidi nonostante la perdita di una persona cara, maturi, consapevoli che nel mondo non tutti possiamo avere la stessa educazione, la stessa intelligenza, la stessa etica. Si è detto offeso, certo, ma ha anche cercato di giustificare l’atteggiamento del rapper, che avrebbe peccato di poca maturità, e di ridimensionarlo, confrontandolo con situazioni ben più gravi e serie che si sono susseguite nel corso degli anni.

Da un lato, quindi, vediamo un Fedez che secondo molti ormai guarda il mondo dall’alto del suo piedistallo e, soprattutto, conta sulla moglie, Chiara Ferragni, che gli copre le spalle sempre e lo appoggia praticamente in tutto quello che fa così da fargli credere di poter dire tutto ciò che desidera, dall’altro vediamo un uomo che nel corso degli ultimi 40 anni ha dovuto sopportare la perdita della sorella e che convive da altrettanto tempo con illazioni, dicerie, supposizioni che mai hanno portato alla verità e con il dubbio su cosa sia accaduto quel giorno di inizio estate in cui ha visto per l’ultima volta Emanuela.

Probabilmente il problema dei social – in cui possiamo inserire tranquillamente anche i podcast, siccome di fatto sono una via di mezzo tra una web radio, una web tv e un video registrato su YouTube – è proprio questo: non ci sono regole. Anzi, dovrebbero esserci quelle imposte dalla morale, ma questo dà vita a un’ulteriore problema, perché come possiamo pretendere che tutti ne abbiano una uguale? In alcuni casi pretendiamo semplicemente profondità da una pozzanghera, sbagliando.

Come abbiamo anticipato, però, personaggi come Fedez (e non solo) diventano gli idoli indiscussi dei giovani, che sentendoli parlare prendono esempio da loro, cercano di imitarli oppure quantomeno di avvicinarsi a loro. Ecco perché loro in primis dovrebbero avere sempre il freno a mano tirato quando parlano di argomenti delicati come quello della Orlandi e dovrebbero limitarsi a fare poche esternazioni ragionate, ponderate.

Alla fine Fedez non è nuovo alle polemiche, anzi spesso ne inizia lui stesso alcune, e neanche alle critiche (vedi tutte quelle che gli fanno alcuni utenti per la sovraesposizione dei figli, Leone e Vittoria, ancora troppo piccoli). Il discorso, però, è che questa volta l’ha combinata davvero grossa e difficilmente il popolo del web lo perdonerà e dimenticherà le sue parole e la sua fragorosa risata (immotivata). Ormai il rapper lo scivolone lo ha fatto e non possiamo tornare indietro e cancellare quello che ha detto. Possiamo però prendere esempio al contrario, cioè capire che ci vuole rispetto nella vita, soprattutto quando c’è una famiglia che si è trovata a piangere la scomparsa di una ragazzina di soli 15 anni e che potrebbe ascoltare le nostre parole (cosa che, di fatto, è accaduta) e restare scossa da una risata assolutamente fuori posto.

Vogliamo però concludere con la frase con cui Pietro Orlandi ha smorzato la pesantezza del momento: “Sono felice che in una trasmissione così seguita abbia trovato spazio la questione di mia sorella, è importante che al di là della risata se ne sia parlato e per questo lo ringrazio”. Ecco, da questa vicenda possiamo anche imparare a vedere sempre il lato positivo delle cose. Ma di certo non lo faremo grazie a Fedez.

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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