Vittorio Feltri, neo eletto consigliere regionale in Lombardia tra le fila di Fratelli d’Italia, è finito nel mirino delle opposizioni, nella fattispecie di due suoi colleghi del Partito democratico e del MoVimento 5 stelle, per un tweet di ieri contro i migranti morti nella tragedia di Cutro.
“Partire è un po’ morire“, ha scritto sul social di Elon Musk il direttore editoriale di Libero, parole che non sono piaciute ai membri del centrosinistra e del movimento che hanno chiesto al presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, di non far presiedere la prima seduta del Consiglio regionale a Feltri.
La pagina di Twitter di Vittorio Feltri, ex giornalista (non è più iscritto all’Ordine), direttore editoriale di Libero e, soprattutto, neo eletto consigliere regionale in Lombardia tra le fila del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, è un coacervo di frecciatine pungenti, e talvolta anche anacronistiche, che molto spesso balzano agli onori della cronaca.
Quello scritto ieri contro i migranti morti in mare dopo il naufragio vicino alle coste crotonesi più che una frecciatina, però, era una stoccata dritta dritta al petto di chiunque la leggesse, e infatti ha creato una polemica anche e soprattutto a livello politico. L’ex giornalista, infatti, rivolto agli extracomunitari ha detto che “partire è un po’ morire“, e poi li ha invitati a starsene “a casa vostra“.
Al di là del fatto che il detto italiano, così come l’ha chiamato lui – è stata scritta anche una canzone sul tema – non era un modo per ricordare a chi è meno fortunato di noi a non affrontare un viaggio della speranza, dicevamo, i suoi colleghi al Pirellone, specialmente quelli delle opposizioni, hanno chiesto al presidente della regione, Attilio Fontana, di non fargli presiedere la prima seduta del Consiglio regionale.
“Non che ci fosse bisogno del suo ennesimo tweet“, ha iniziato il consigliere del Partito democratico Pietro Bussolati in un post, ma ecco, sarebbe meglio che non fosse lui, in qualità di membro più anziano, a presiedere la seduta perché “lo riteniamo indegno“. Come lui, poi, anche Nicola Di Marco, eletto invece per la lista del MoVimento 5 stelle (erano alleati in Lombardia), che ha posto la stessa questione al leghista: i contenuti di Feltri, infatti, ha detto, “oltre a essere osceni, superano ogni limite di decoro e ogni minimo senso delle istituzioni, che un cittadino chiamato a rappresentarle dovrebbe provare“.
E leggero non c’è andato neanche Pierfrancesco Majorino, che contro Fontana si era candidato per le regionali: “Non ci sono attenuanti per lo schifo, lo sconcerto e la vergogna che le parole di Feltri generano“, ha iniziato. Per lui, infatti, non è solo una “questione di essere provocatorio o corrosivo. È questione di mostrarsi umani. E Feltri dimostra di non esserlo. C’è da provare vergogna che Feltri sia stato eletto consigliere regionale. È non solo inadatto. È indegno di ricoprire quel ruolo“, ha continuato chiamando poi in causa la premier che “deve intervenire e non continuare a girare la testa dall’altra parte. È lei che ha fortemente voluto questo provocatore alla guida della lista di Fratelli d’Italia a Milano. Non accampi scuse dicendo che si trova all’estero – ha concluso l’ex europarlamentare del Partito democratico -. Se tace vuol dire che è complice e che condivide il pensiero di Feltri“.
In molti, anche fuori dal Consiglio regionale, e persino dalla politica, hanno commentato con sdegno il tweet dell’ex giornalista. Come Majorino, per esempio, anche Pina Picierno e Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e candidato sconfitto alle primarie dei dem di domenica, hanno chiesto l’intervento di Meloni.
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