Silvia, 27 anni, si trovava al Brado quando l’avvocatessa Martina è stata uccisa dal suo ex: “Siamo finiti sotto i tavoli, era tornato con la pistola”.
La polizia sarebbe arrivata solamente dopo la seconda telefonata. Lo ha raccontato una giovane testimone del femminicidio di Roma, avvenuto al locale Brado. Un film dell’orrore, commenta Silvia in una recente intervista, ancora sotto choc per quanto avvenuto la sera del 13 gennaio.
E’ stato convalidato il fermo per l’uomo che ha sparato a Martina Scialdone, la giovane avvocatessa uccisa lo scorso venerdì 13 gennaio. La decisione è stata presa nella mattinata di oggi dal gip di Roma, dunque Costantino Bonaiuti rimane in carcere. Il 61enne è accusato di omicidio con aggravante di premeditazione, futili motivi e abietti motivi, mentre la difesa impugna la tesi del “potrebbe essere stata salvata, avendo chiesto aiuto”.
Emergono intanto diversi dettagli di quella tragica notte. Già intervistato nelle scorse ore da Repubblica il gestore del locale dove erano andati a cena Martina e il suo ex fidanzato, adesso anche una testimone che si trovava nel ristorante al momento dei fatti ha rilasciato importanti dichiarazioni.
Si tratta di una 27enne di nome Silvia, la quale ha dipinto quei momenti drammatici come un vero “film dell’orrore”. La polizia, secondo la ragazza, sarebbe arrivata solo dopo la seconda chiamata e in quel lasso di tempo i clienti sono andati nel panico per il rumore dello sparo.
Il proprietario aveva spiegato dando la sua versione dei fatti di aver fatto il possibile per aiutare Martina, vista la furiosa lite a cena. I due avevano attirato l’attenzione del personale e dei clienti ben prima della sparatoria che ha poi lasciato senza vita la 34enne avvocatessa. Ma sempre il gestore ha smentito di aver cacciato l’ex coppia dal locale, difendo di aver allertato sin da subito la polizia e che la stessa Martina aveva detto che andava tutto bene.
Dopo gli spari però il locale è andato nel panico. Nessuno si aspettava di assistere a una tale scena, come racconta Silvia. La giovane ha riferito in una recente intervista che l’uomo con la pistola fuori dal locale in via Amelia era ben visibile, così come il corpo di Martina steso per terra.
L’angoscia nel locale prende piede dopo il colpo di pistola, con la paura che Bonaiuti possa tornare dentro e fare una strage: “Ci siamo nascosti sotto i tavoli, la gente piangeva, gridava”. In tanti hanno urlato alla vista della pistola, mentre la testimone racconta di non essere più riuscita a muovere un muscolo.
Il locale, come confermato anche dal gestore, era pieno dice Silvia, 27 anni testimone dell’omicidio. I due secondo la sua ricostruzione erano fuori, quando hanno cominciato a discutere inizialmente in maniera normale, poi Martina si sarebbe diretta verso il bagno e il 61enne l’avrebbe seguita. In quel momento la tensione era salita, tutti si erano accorti del litigio.
In linea con quanto dichiarato dal proprietario, la 27enne racconta – intervista da Repubblica – che è stato il gestore il primo ad intervenire, chiedendo se andava tutto bene e ricevendo risposta positiva da parte di Martina.
I due dunque sono usciti, l’ex fidanzato l’ha strattonata per farla salire in macchina ed è stato allora che il proprietario ha chiamato la polizia.
Martina era addirittura tornata nel locale, dice Silvia, aveva dimenticato la sigaretta elettronica e a quel punto la cameriera l’aveva invitata a rimanere lì se non si fosse sentita al sicuro, ma ancora Martina aveva rassicurato. Poi lo sparo, con la polizia arrivata solo alla seconda chiamata del gestore, dopo la sparatoria appunto, e via Amelia piena di volanti e ambulanze, ma per Martina non c’era più nulla da fare.
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