“Delirio di gelosia“, questa la motivazione con la quale la Corte d’Assise di Brescia ha deciso di assolvere Antonio Gozzini, l’anziano che l’anno scorso uccise la moglie Cristina Maioli.
È stata dunque accolta la richiesta della difesa, che ha dichiarato l’uomo incapace di intendere e di volere, e che, sostengono, agì in maniera del tutto irrazionale, tanto da vegliare il cadavere della moglie diverse ore dopo l’omicidio.
Gozzini prima colpì con un martello la consorte per poi accoltellarla alla gola. Il pm Claudia Passalacqua aveva chiesto l’ergastolo, ma il giudice ha decretato valida la tesi dell’avvocato difensore Jacopo Barzellotti, che ha sostenuto che l’assassino fosse “in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida“.
Michele Castaldo nel 2016 strangolò la sua compagna Olga Matei. Nel 2019 si vide la pena passare da 30 a 16 anni poiché la Corte di assise di appello di Bologna accolse la tesi secondo la quale Castaldo aveva compiuto il femminicidio in preda a una “tempesta emotiva”. Le reazioni durissime non sono mancate all’epoca, tanto che la Procura generale di Bologna fece ricorso in Cassazione, che accolse l’appello: il nuovo processo di secondo grado ha confermato i 30 anni di pena per il colpevole.
Anche questa volta, l’opinione pubblica e anche politica hanno molto criticato la decisione del tribunale bresciano. Infatti, Monica Cirinnà del PD, molto sensibile alle tematiche dei diritti, del quale è responsabile di partito, ha commentato la sentenza così: “Non sono solita commentare le sentenze, ma di fronte a un’assoluzione di un femminicidio per “delirio di gelosia” credo non si possa tacere. Sembra purtroppo un dejavù, un terribile ritorno al passato, invece è la triste realtà. Aspetteremo ovviamente di leggere le motivazioni di questa sentenza, ma il senso sembra purtroppo chiaro e terribile: questo femminicidio non è stato riconosciuto come tale e un marito in preda alla gelosia può uccidere la moglie senza essere condannato all’ergastolo“.
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