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Pierfrancesco Diliberto, in arte PIF, classe 1972, è oggi uno dei volti televisivi (e non solo) più amati e seguiti dal pubblico, in particolare da quello giovane.
Con un passato da assistente alla regia in film di calibro come I cento passi di Marco Tullio Giordano e Un tè con Mussolini di Zeffirelli, PIF comincia ad essere conosciuto grazie al suo ruolo di Iena, nel celebre programma di Italia Uno, ma è Il Testimone, in onda su Mtv, che lo consacra alla popolarità.
Con la sua telecamerina PIF gira l’Italia e il mondo per far scoprire al suo pubblico (e per scoprire lui stesso!) realtà curiose, poco conosciute, a volte tabù. Propone così una tv dal sapore quasi amatoriale, caratterizzata dal gusto della scoperta, dal desiderio di conoscere, di cercare risposte, di lasciarsi stupire dalla realtà.
PIF pone ai suoi intervistati quelle domande che, probabilmente, ciascuno spettatore vorrebbe porre: domande spesso anche scomode, imbarazzanti, ma che fanno emergere la verità delle situazioni, una verità che la tv spesso promette con tutte le sue forme di reality, ma che, il più delle volte, viene celata nella sua sostanza perché prevale l’ansia di dover raccontare, e dunque costruire, storie che facciano presa sul pubblico.
Certo, non possiamo pensare che anche ne Il Testimone un filtro non ci sia: come ci insegnano i maestri del cinema e dell’audiovisivo, tutto ciò che viene ripreso dalla telecamera, viene ripreso sempre e comunque a partire da una determinata angolatura, da un punto di vista preciso, che è quello di chi riprende, appunto.
Ma c’è di più. La telecamera, come raccontava PIF in un incontro con Aldo Grasso tenutosi qualche tempo fa presso l’Università Cattolica, diventa in un certo senso, per lui, scudo: nelle situazioni più imbarazzanti gli dà il coraggio e, in qualche modo, la legittimazione per fare domande che, in un altro contesto, lui stesso non farebbe, permettendo così alla verità di emergere.
La telecamera allora diviene da un lato portatrice di un punto di vista, quello da cui PIF osserva la realtà che riprende, dall’altro strumento per far emergere la realtà stessa, con quell’ironia, quello stupore, quella spontaneità talvolta quasi irriverente che caratterizza la ex Iena e che piace tanto agli spettatori.
Così PIF ha saputo conquistarsi uno spazio tutto suo non solo nel panorama televisivo, ma anche in quello cinematografico (come non ricordare il suo acclamatissimo film La mafia uccide solo d’estate) e mediale, in genere, divenendo anche testimonial in campagne pubblicitarie.
La sua forza? Saper ridare al racconto televisivo della realtà quell’immediatezza e quella spontaneità che paradossalmente (ma forse neanche tanto) nell’epoca della reality tv sembra mancare troppo spesso.