AGGIORNAMENTO 30/09/2020
“Si, sono stato io“. Ha confessato Antonio De Marco, lo studente 21 enne arrestato nella serata di lunedì 28 settembre per l’omicidio di Daniele De Santis e della sua fidanzata, Eleonora Manta. La confessione è avvenuta nella notte tra lunedì e martedì davanti al procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, che lo ha interrogato nella caserma dei carabinieri.
De Marco, studente di Scienze infermieristiche, è di Casarano, paese della provincia, ma ha vissuto in affitto con la coppia per un periodo in una stanza della casa che poi Daniele ha deciso di ristrutturare per viverci con Eleonora. Al momento, De Marco si trova in isolamento sotto vigilanza continuativa nel supercarcere di Borgo San Nicola, a Lecce.
L’omicidio di Lecce studiato nei dettagli
L’omicidio, ha spiegato De Castris, “sarebbe stato a lungo premeditato e definito nei minimi dettagli“. I Carabinieri durante le indagini hanno trovato alcuni bigliettini sporchi di sangue, persi durante la fuga. Non solo, le forze dell’Ordine hanno rinvenuto anche una mappa che indicava come evitare le telecamere di sicurezza della zona.
L’elemento più inquietante, però, sono i dettagli delle “attività prodromiche” che avrebbero dovuto precedere l’omicidio. Come emerge dalle indagini, il 21enne aveva progettato di “immobilizzare i due fidanzati per seviziarli e, infine, di lasciare una scritta a suggello del suo gesto“. A confermarlo è lo stesso procuratore della Repubblica di Lecce, che racconta del ritrovamento di fascette stringitubo in casa di De Marco.
De Marco: “Uccisi perchè troppo felici”
Dalla confessione del giovane emergono dettagli agghiaccianti. “Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppo felici e mi è montata la rabbia“. Sono queste le parole con cui Antonio De Marco avrebbe motivato agli investigatori il duplice omicidio.
Il 21enne di Casarano è stato arrestato intorno alle 22 di lunedì 28 settembre e alla vista dei militari si sarebbe dimostrato tranquillo e sorridente avrebbe chiesto: “Da quanto mi stavate seguendo?“.
“Così Lecce esce da un incubo”
“La città di Lecce esce da un incubo – ha spiegato De Castris -. L’accaduto è una rarità nella criminologia penale“. Chiaramente, come ribadito dallo stesso procuratore, l’assenza di un movente è stata una “grossa difficoltà” iniziale per avviare le indagini perché mancava una pista da seguire.
Questo, ha aggiunto Leone De Castris, “mi ha ha spinto a seguire la vicenda con quattro magistrati, oltre ad un sostituto anche i due aggiunti e il lavoro di polizia giudiziaria del carabinieri è stato eccellente“.
Una vera e propria “condotta da killer”
Fino a poche ore prima della confessione, l’unica certezza che si aveva era che la coppia, lui arbitro di 33 anni, lei funzionaria dell’Inps di 30, avesse subito “una violenza inaudita“, come detto recentemente dall’avvocato della famiglia De Santis.
Con il passare del tempo, però, sono emersi dettagli inquietanti sull’omicidio della giovane coppia. Come spiega il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, quella di De Marco sarebbe una vera e propria “condotta criminosa del killer“, che risulta chiara anche “nell’inflizione di notevole numero di colpi inferti anche in zone non vitali (il volto di Daniele De Santis)“.
Ancora, sui cinque bigliettini ritrovati dagli inquirenti, De Marco aveva descritto la cronologia degli eventi, soprattutto del post omicidio, quando avrebbe fatto “pulizia” utilizzando “acqua bollente… candeggina… soda“. Inoltre, pare che il giovane, una volta terminato l’omicidio volesse “lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città di Lecce“.