Il fermo amministrativo dell’auto, che prende talvolta il nome di “ganasce fiscali“, è sempre una cosa sgradevole per chi la subisce. Se a questo aggiungiamo i tempi spesso biblici della burocrazia italiana, tutto ciò può trasformarsi in una vera tortura. Come nel caso in questione.
A Teramo una donna è stata multata per divieto di sosta, tre volte. Non ha pagato quelle multe e il Comune ha incaricato una società di riscossione di bloccare la sua auto fino al pagamento delle somme dovute.
Cosa c’è di strano? Accade spesso, ovunque. C’è un piccolo particolare: quelle multe erano state inflitte nel 2005; il fermo è stato attuato a giugno 2015; dettaglio fondamentale, i verbali non sono mai stati notificati alla donna.
Il fermo amministrativo è un atto deciso da un’amministrazione pubblica che blocca l’uso di un bene mobile, come appunto un’auto, nel tentativo di recuperare un credito dovuto; si tratta nella maggior parte dei casi di multe o tasse. Però se l’ente creditore è lento al punto di non informare mai dell’esistenza di tale debito il debitore stesso, come fa quest’ultimo a pagare?
E’ il motivo per cui la donna ha deciso di presentare un ricorso al Giudice di pace della città abruzzese, dimostrando che le notifiche non sono mai arrivate. Avviato il procedimento del ricorso, il Comune si è accorto del pasticcio e nel settembre del 2015 ha provveduto ad annullare il fermo e la richiesta di pagamento per prescrizione. Ma lo ha fatto, appunto, solo in presenza del ricorso. Per questo motivo il giudice, dopo aver accolto il ricorso della contribuente, ha anche condannato il Comune al pagamento totale delle spese.
Ogni tanto c’è una buona notizia, nella tristezza generale di una burocrazia maldestra.