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Si fa marcia indietro sul Fertility Day, almeno per quello che riguarda le cartoline della campagna che tanta polemica hanno creato sul web e non solo. L’iniziativa, indetta dal ministero della Salute e in programma il 22 settembre, ha sollevato un vero polverone e non è piaciuta nemmeno al capo del governo. “Non conosco amici che hanno fatto figli perché glielo diceva un cartellone”, è stata la risposta di Matteo Renzi. “Cambieremo la campagna ma andremo avanti“, è stata la risposta della ministra Beatrice Lorenzin che insiste sulla bontà del progetto. Le cartoline e tutto il contorno mediatico, assicura, sono costate poco ai contribuenti, circa 28mila euro: un’operazione low cost per quella che la ministra chiama una campagna sulla salute e che invece è apparsa come un richiamo alla maternità per il bene del paese (e delle pensioni future) di vecchia memoria.
“Il Fertility Day è più di due cartoline, è prevenzione, è la salute degli italiani“, insiste la ministra. “La campagna del Ministero della Salute per il Fertility Day resta nella sua impostazione ma stiamo rivedendo le due cartoline che hanno fatto più scalpore, quella della clessidra e quella che dice ‘datti una mossa’. La direzione per la comunicazione sta valutando come ricalibrare la comunicazione“, specifica all’Ansa. Insomma, nessun passo indietro da parte della ministra
Non è piaciuta per nulla al web la campagna comunicativa ideata per lanciare la giornata dedicata alla fertilità, iniziativa per molti ipocrita e dal sapore vetero fascista. In tanti se la prendono con la ministra, rea di aver riportato indietro le lancette dell’orologio sulla questione maternità e sul ruolo delle donne. A proposito di “giovani genitori” e di “fertilità che ha età”, due degli slogan più offensivi, tanti sottolineano che la stessa ministra è diventata madre di due gemelli a 43 anni.
In particolare, gli internauti hanno voluto rimarcare l’ipocrisia di un paese in cui i giovani e soprattutto le donne faticano a trovare un lavoro, primo passo necessario per mettere su famiglia. Tanto è stato il clamore che, a fine della prima giornata di campagna pubblicitaria, il sito ufficiale fertilityday2016.it ha sospeso le pubblicazioni, mostrando solo il logo e un home page bianca.
L’iniziativa parte direttamente dal ministero della Salute e nasce con l’obiettivo di pubblicizzare il Piano Nazionale per la fertilità, già disponibile sul sito. “L’istituzione di una Giornata nazionale dedicata al tema della fertilità rappresenta un’occasione per richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema”, si legge sulla pagina ministeriale.
L’homepage del sito ufficiale chiuso
Il Fertility Day 2016, nelle intenzioni della ministra, felice mamma di due gemelli, “può diventare una proposta d’incontro sul tema della fertilità con i giovani, gli insegnanti, le famiglie, i medici, coinvolgendo proprio questi ultimi in una serie di iniziative a partire dagli stessi studi medici”.
Così, il 22 settembre, in tutti i comuni che aderiranno all’iniziativa, saranno aperti consultori e ci saranno numerose iniziative per spingere sulla questione maternità. Sempre sul sito, si legge che il vero obiettivo è “mettere a fuoco con grande enfasi il pericolo della denatalità, la bellezza della maternità e paternità, il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori, l’aiuto della Medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini, prima che sia troppo tardi“.
Appelli rimandati al mittente dalla comunità del web e non solo, tanto da portare allo stop del sito: niente più sezioni “illustrastive” sul tema della fertilità, niente più slogan “La bellezza non ha età, la fertilità sì”, “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna”, “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi” o “La fertilità è un bene comune”, con un’immagine che richiama le battaglie per l’acqua bene comune. Scomparso anche il Fertility Game, una sorta di gioco online con cui “misurare” il grado di “fertilità”.
Il tema della fertilità e della maternità è molto sentito a livello nazionale: il nostro paese registra uno dei più bassi tassi di natalità dell’Occidente, il più basso della zona euro, a 1,35 figli per donna, con un’età media del primo parto a 31,6 anni (dati Istat). L’età media nazionale è molto alta e, nel futuro, ci saranno gravi problemi soprattutto a livello pensionistico: troppi pochi giovani che lavorano per garantire le pensioni a tanti anziani, tra l’altro sempre più “old”, grazie all’aumento dell’età media.
Non solo. La fertilità è un problema molto personale. Sempre più donne decidono di avere figli in tarda età perché faticano a trovare lavoro e non hanno strutture statali (come gli asili) che le aiutano e le supportano. Molte invece sono le donne che non possono avere figli e che non trovano il supporto dello Stato che per anni ha costretto le coppie a rivolgersi all’estero per portare avanti la fecondazione eterologa. Insomma, un vero fiasco, da qualunque parte si guardi.
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