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‘Adesso e qui’ è la canzone che Malika Ayane porta al Festival di Sanremo 2015. Firmata da Pacifico e Giovanni Caccamo (anche lui in gara tra le Nuove Proposte e artista della Sugar di Caterina Caselli), ‘Adesso e qui’ è ‘un brano effimero: rappresenta il presente di due persone che hanno solo il presente; è molto sentimentale’, dice. NanoPress ha intervistato Malika in occasione della presentazione del nuovo album, Naif, in uscita il prossimo 12 febbraio. Nel video di apertura e dopo il salto, l’intervista integrale.
Sei in gara al Festival con ‘Adesso e qui’. Perché hai scelto questa canzone?
Ho deciso di partecipare al Festival di Sanremo proprio perché c’era ‘Adesso e qui’, con un’altra canzone non ne sarebbe valsa la pena.
Perché?
Perché ci sono delle canzoni che, secondo me, esprimono il loro meglio radiofonicamente, in modo puro, com’è stato nel caso di ‘Tre cose’, ad esempio, che è partita e ha avuto una vita senza che facessi il minimo sforzo per diffonderla. Ce ne sono altre che nascono per appellarsi all’emotività delle persone e Sanremo è un’espansore di emotività e quindi quella canzone mi sembrava perfetta.
Questa sarà la tua quarta partecipazione all’Ariston. Stavolta punti alla vittoria?
Non punto mai alla vittoria. Ci sono tanti miei amici che vanno a scommettere: perdono il loro tempo e i loro soldi, soprattutto. La mia vittoria – non è retorico affatto perché è un dato di fatto – è di vedere gente venire ai miei concerti o sapere che ascoltano la mia musica e la cantano nei momenti della loro vita: questa è la mia vittoria.
La canzone è firmata anche da Giovanni Caccamo, anche lui in gara, ma tra le Nuove Proposte: che rapporto avete?
La fortuna è che per le prove di Sanremo sia a Roma sia direttamente all’Ariston ci siamo mossi con il pullman tipo gita, per cui c’è un clima molto positivo, di consigli mediati da parte mia nei suoi confronti, anche se è in gamba, è sveglio, ha un’ottima presenza sul palco, quindi non è che abbia bisogno di sentirsi dire nulla.
Hai intitolato l’album ‘Naif’: perché?
Avevo voglia di dare una visione del mondo di stupore e anche un po’ primitiva, se vogliamo, visto che è un disco concentrato sul ritmo come se si prendesse Carmen Miranda e la si invitasse a una festa oggi, in uno scantinato.
Trascorri molto tempo a Berlino e hai dichiarato che ti è sempre più difficile tornare in Italia. Pensi che ti trasferirai lì? Trovi lì la tua ispirazione?
Mi piacerebbe moltissimo trasferirmi definitivamente a Berlino. C’è da dire che, ogni volta che vado in un posto nuovo, mi viene voglia di cercare una casa il giorno dopo, quindi le ispirazioni sono dietro ogni angolo.
Con Berlino è stato un colpo di fulmine?
Mica tanto, nel senco che la prima volta è stato quindici anni fa e da allora mi è capitato di andarci almeno due volte all’anno. Da quando ho pubblicato il primo disco, mi è capitato di frequentarla molto anche per lavoro: ho fatto dei concerti, non solo a Berlino, ma in tutta la Germania. Devo dire che è una dimensione straordinaria. Adesso sono due anni che faccio pendolarismo puro e non ci sono motivazioni di altro tipo, è una città straordinaria. E’ come quando ti innamori: se razionalizzi non è amore.