Nonostante le proteste degli attivisti su scala globale, ogni anno va in in scena il Festival di Yulin in Cina, dedicato agli amanti della carne di cane: migliaia sono gli esemplari uccisi, macellati e poi venduti nei ristoranti locali, come raccontano i dati diffusi dall’associazione Animal Equality, che già altre volte in passato ha denunciato le atrocità commesse nei macelli. Dal canto loro i cinesi rivendicano il rispetto di una tradizione culinaria che prevede tra i loro piatti anche la carne di cane, per quanto la cosa faccia inorridire in Occidente.
In realtà anche in Cina la sensibilità sul tema è assai aumentata nel corso degli anni, con parte dell’opinione pubblica che non vede di buon occhio il consumo di carne canina: grazie all’impegno degli attivisti sul posto ad esempio, nel 2014 17 ristoranti situati in questa porzione di Cina meridionale hanno deciso di non servire piatti a base di carne di cane, tanto che il consumo si è ridotto di due terzi. Petizioni per l’abolizione del festival sono state lanciate anche nel 2015 dai gruppi animalisti internazionali, e tra i milioni di firmatari figurano anche molti cinesi. Un impegno, quello contro il Festival di Yulin, che vede in prima linea da sempre organizzazioni come Animal Equality, che si battono per il rispetto dei diritti degli animali, e che ha già portato ad alcuni risultati significativi nel paese asiatico, come la chiusura di 33 rivenditori di carne di cane e gatto, e di un macello.
Nuove iniziative contro il festival
Anche l’Italia ha deciso di muoversi formalmente per fermare il festival di Yulin, con un’interrogazione ed una mozione parlamentare del 2016, che vede prima firmataria l’on. Michela Vittoria Brambilla, in cui si invita il governo italiano, ‘possibilmente coinvolgendo i partner europei e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, a chiedere ai governi dell’Estremo Oriente di vietare il consumo e il commercio della carne di cane‘. Accanto all’onorevole vi è anche Jason Pang, direttore della comunicazione della World Dog Alliance, una delle più rilevanti associazioni no-profit impegnate nella lotta contro il mercato della carne di cane: le ultime stime raccontano che durante la manifestazione, che si tiene il 21 giugno nel solstizio d’estate, vengono macellati, cotti e mangiati oltre 10mila cani, chiusi in gabbie piccole e molto affollate, prima di essere crudelmente uccisi, spesso scuoiati ancora vivi. Inoltre pare che per la prima volta, nell’edizione 2015, hanno ricevuto medesimo trattamento anche i gatti.
La carne di cane e di gatto sono parte integrante della tradizione culinaria di buona parte del sud-est asiatico, mentre in Occidente sono considerati esclusivamente animali da compagnia: a dispetto di un clima in parte sensibilmente mutato sull’argomento, i numeri del Festival di Yulin restano impressionanti, con migliaia di cani macellati e destinati a diventare pietanza per gli avventori amanti della loro carne. Il tentativo di bloccare con ogni mezzo la vendita e la macellazione non sempre porta risultati sperati, e il mercato dello sfruttamento continua a rigenerarsi, anziché restringersi. Molti passi avanti ancora devono essere compiuti prima che questa tradizione culinaria possa definitivamente estinguersi, e non solo a Yulin, che resta la parte emersa di un fenomeno molto vasto, che prosegue indisturbato in nome della tradizione.
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