“Odio l’Islam, tutti gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura delle altre” sono le parole scritte dalla nota penna del quotidiano Libero, Filippo Facci. Un parere che il giornalista ha espresso più volte e che dopo gli ultimi attentati terroristici ha voluto ribadire.
Parole di odio che incitano all’odio, poco risolutive e non scritte istintivamente, ma ben ragionate. Parole violente che come conseguenza altro non possono avere se non la violenza stessa, probabilmente l’ultima cosa di cui in questo momento si ha bisogno.
‘Generalizzare’ è questa la parola d’ordine e allora Facci scrive: “L’Islam mi sta sul gozzo”.
Così si esprime il giornalista su Libero: “Odio l’Islam, tutti gli Islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella m***a di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare. Odio l’Islam perché l’odio è democratico esattamente come l’amare, odio dover precisare che l’anti-islamismo è legittimo mentre l’islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura. Io non odio il diverso: odio l’Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un’opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale. Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro”.
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