Filippo Penati è stato assolto al processo per il cosiddetto Sistema Sesto perché il fatto non sussiste. Dopo 4 anni di indagini e 3 di processo, l’ex presidente PD della Provincia di Milano ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, è stato riconosciuto non colpevole di tutte le accuse che andavano dalla corruzione al finanziamento illecito ai partiti. “Con questa si è messa fine a un’ingiustizia durata quattro anni e mezzo: esce pulita la mia immagine di politico e di amministratore e mi viene restituita la mia onorabilità”, ha commentato a caldo l’ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani nel PD. Oltre a Penati, sono stati assolti tutti gli altri dieci imputati “perché il fatto non sussiste” o, in alcuni casi, perché non costituisce reato, anche gli altri dieci imputati, tra cui la società Codelfa.
Al momento della lettura della sentenza, sono scattati gli applausi in Aula, mentre a stretto giro è arrivato il commento di Bersani. “Assolto Penati. Io non ho mai dubitato. Ma quanto sono lunghi quattro anni?”, scrive su Twitter.
Il Tribunale di Monza ha così deciso di assolvere tutti gli imputati del processo, asserendo che il Sistema Sesto non esiste: diverse le motivazioni delle assoluzioni, dal “fatto che non sussiste” al perché non costituisce reato, sia con formula piena sia con la formula dubitativa.
I giudici hanno poi chiarito il non doversi procedere per le vicende di concussione sulle presunte tangenti per le ex aree Falck e Marelli per avvenuta prescrizione, giunta per via della cosiddetta Legge Severino. Per l’accusa, rappresentata dal pm Franco Macchia, lo smembramento del processo, con la prescrizione per i fatti ritenuti il cuore delle indagini, “ha reso più difficile il resto. Il tribunale non ha voluto valutare i fatti del ‘Sistema Sesto’ nel suo complesso”, ha commentato il Procuratore. La Procura ha dichiarato di voler attendere le motivazioni e, nel caso, decidere se fare ricorso.
Per Penati, è comunque la fine di un incubo. L’ex Presidente della Provincia di Milano è stato assolto da tutte le accuse: aver preso denaro dall’imprenditore Piero Di Caterina, suo principale accusatore; aver favorito lo stesso imprenditore nella vicenda Sitam come ‘pagamento’ per le tangenti; essere stato corrotto con la caparra da due milioni di euro per una compravendita immobiliare tra Bruno Binasco, ex manager del gruppo Gavio, e Di Caterina; per finanziamenti illeciti tramite la sua fondazione ‘Fare Metropoli’ e i 14 milioni incassati dal gruppo Gavio per l’appalto della terza corsia dell’A7, la Milano-Serravalle. Sull’accusa di corruzione per le aree ex Falck è invece scattata la prescrizione, ma per alcune parti del processo, si erano già avuti dei patteggiamenti.
“Sono estraneo al sistema Sesto, che non esiste”, ha commentato Penati a questo proposito. “Sulla vicenda Milano-Serravalle non ho mai fatto alcun atto illecito. Esce pulita anche la mia immagine di amministratore. È stata una vittoria sofferta”, ha spiegato. Per quanto riguarda la prescrizione per il reato di concussione, Penati ha aggiunto che quella parte è entrata nel processo e di aver già denunciato i suoi accusatori. “Io non ho costretto nessuno né sono stato corrotto e la vicenda dei prestiti è stata una bufala per coprire problemi propri”, ha chiarito.
“Il Sistema Sesto esiste in modo chiaro ed evidente. C’è stata gente che ha patteggiato, ma purtroppo una parte di quanto contestato è andata prescritta”, ha invece commentato il grande accusatore di Penati, Di Caterina.
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