La mafia calabrese continua la sua espansione in Settentrione e, secondo l’ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia, adesso nel mirino delle cosche ci sarebbero anche le Olimpiadi di Cortina del 2026.
Dimenticata a tutto tondo dalle varie campagne elettorali di ciascuna fazione politica, la mafia calabrese torna a far parlare di sé nella dettagliata relazione della Dia. Il rapporto, di cui parla la stampa in questi giorni, offre una panoramica delle attività di tutte le mafie, con riferimento al periodo che attiene al secondo semestre del 2021.
Mettendo indietro le lancette dell’orologio, il rapporto del Dia, poi, fa luce sulla penetrazione delle cosche ioniche nelle provincie di Reggio Calabria, Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone e Cosenza. Ma conferma quel trend di penetrazione della ‘Ndrangheta anche sugli affari del Nord.
La ‘ndrangheta sta provando a mettere le mani sulle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026
È un fenomeno criminale quello calabrese in continua crescita, che non incontra opposizioni di sorta. La ‘Ndrangheta ha saputo peraltro varcare i confini del Belpaese con la scellerata strage di Duisburg nel 2007 in Germania, fino ad arrivare alla contaminazione di territori insospettabili, come spiega Enzo Ciconte in Australian ‘Ndrangheta (Rubettino editore).
Nel rapporto che viene presentato al Parlamento, la Direzione investigativa antimafia punta i riflettori anche sui prossimi giochi olimpici e paraolimpici di Milano e Cortina, previsti per il 2026.
A questo riguardo, si legge nel documento: è necessaria “particolare attenzione per la prevenzione di probabili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata”. Il rapporto spiega, poi, come la mafia calabrese trovi terreno “fertile” nel Nordest, dove prolifera in modo “significativo” e, soprattutto, “non incontra nessuna resistenza sul piano sociale”, si legge nel rapporto della Dia.
Lo provano numerose operazioni di polizia come “Fiore Reciso”, “Terry”, “Avvoltoio”, “Hope”, e un’altra su tutte: “Camaleonte” che ha comminato in primo grado pene per ben 77 anni di carcere. Inchieste importanti sono avvenute anche nella città scaligera, l’operazione “Taurus” a Verona ha visto coinvolte decine di persone. Anche il Veneto è malato di mafia.
Ogni operazione speciale elencata nel rapporto è densa di dettagli ed è utile a testimoniare il dominio della mafia calabrese nelle estorsioni, la droga e il riciclaggio. Di più: i capitali frutto della criminalità, continua il rapporto, vengono poi reinvestiti in attività lecite, senza omettere “la creazione di un reticolo di solidi rapporti con amministratori pubblici e imprenditori”.
Serve quindi un protocollo antimafia per le prossimi olimpiadi invernali, “come quello dell’Expo”, a dirlo, già a suo tempo, è stata Alessandra Dolci, coordinatrice della Dia per la città di Milano, degna “erede” di Ilda Boccassini che segue le inchieste più importanti in tema di mafia calabrese.