Le università italiane come ottengono i rispettivi finanziamenti? È una delle domande che in molti si pongono. Quest’anno, c’è stato l’exploit da parte delle Statali, a partire da quelle di Milano e dalla “Federico II” di Napoli.
I cosiddetti “Dipartimenti di eccellenza”, i loro progetti e come questi possono esser fattivamente portati avanti grazie proprio ai finanziamenti che arrivano. Ecco la classifica degli atenei che hanno ottenuto di più e di quelli che, invece, non hanno ottenuto alcun finanziamento.
Quando pensiamo alle Università, la prima domanda che ci viene in mente è: “Ma quanto costano?”. In effetti, non si mantengono soltanto con le tasse che ogni singolo studente paga ogni anno, ma anche con finanziamenti che provengono dallo Stato e non solo.
Capire quali Università siano maggiormente finanziate di altre, quali abbiamo progetti più fruttuosi, oltre al canonico numero di studenti iscritti, è un elemento importante che serve a farci capire quale sia “lo stato di salute” delle Università del nostro Paese.
Per quel che riguarda il periodo di tempo compreso fra il 2023 e il 2027, dedicato ai “Dipartimenti di Eccellenza”, fra questi spicca l’Università statale di Milano che è stata la più apprezzata per quel che riguarda i suoi progetti, la loro valutazione e soprattutto la loro fattibilità. Su 58 università coinvolte nel censimento, e con i suoi 13 dipartimenti su 15, la Statale di Milano è “il primo ateneo italiano”.
Sia il dipartimento di Matematica e scienze della terra, ma anche quello delle politiche ambientali. Ma raggiunge il punteggio massimo anche con il dipartimento di filosofia. Seguono a ruota, con i loro rispettivi atenei statali, Napoli con la “Federico II” e Roma con “La Sapienza”, entrambe con 12 dipartimenti.
L’università partenopea arriva a 12 atenei, rispetto ai cinque che aveva prima. I suoi 7 dipartimenti premiati vedono al lavoro, al loro interno, ben 1500 ricercatori: “La metà del nostro personale impegnato nelle attività di ricerca afferisce a un dipartimento di eccellenza” – afferma, con gioia, il rettore Lorito.
Il boom avutosi, non solo a Milano, ma soprattutto a Roma e Napoli, permette un balzo in avanti notevole alle rispettive facoltà e, ancora di più, di superare Università Statali sempre in vetta da qualche anno a questa parte, come Padova e Bologna.
L’università emiliana, premiata sempre con 14 dipartimenti (e, di conseguenza, sempre in cima alla classifica), ora ne perde 3, scendendo quindi a 11 dipartimenti. Quella di Padova, invece, di dipartimenti ne perde 2 e scende in classifica dietro le altre tre città e, anche, dietro Bologna.
Segnalare, come giusto che sia, anche la crescita dell’Università di Parma, che sale da uno a ben 3 dipartimenti d’eccellenza, all’interno delle sue 9 facoltà attive. Caduta, purtroppo, anche dell’Università Politecnica delle Marche che, da 5 dipartimenti di eccellenza che aveva, scende a soli 2.
Nessuna realtà finanziata (anche se prima lo avevano) per le Università di Teramo, della Calabria, di Cassino, del Salento e quella degli stranieri di Siena.
Lo studio è stato effettuato e realizzato da sette esperti dell’Agenzia pubblica Anvur.
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