Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, è indagato con l’accusa di aiuto al suicidio. Questo perché ha accompagnato una malata terminale in Svizzera per permetterle di accedere al suicidio assistito.
Dunque il tesoriere della famosa associazioni Luca Coscioni è stato indagato dalla Procura di Milano per aver accompagnato Elena, una donna malata di cancro, in Svizzera.
Una volta tornato in Italia è stato lo stesso Cappato a denunciarsi ai carabinieri. L’accusa è di aiuto al suicidio.
Il procuratore di Milano, Tiziana Siciliano, ha stabilito che Marco Cappato, indagato per aiuto al suicidio per aver accompagnato in Svizzera a morire una donna malata terminale, rischia fino a 12 anni di carcere.
L’uomo, una volta tornato in Italia, si è autodenunciato alla caserma dei carabinieri di via Fosse Ardeatine di Milano, la stessa caserma in cui 5 anni fa si era presentato dopo aver aiutato Dj Fabo a porre fine alle sue sofferenze.
Attualmente il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni rischia 12 anni. Questo perché nella sentenza della Corte Costituzionale che depenalizza il suicidio assistito non è contemplato il caso di Elena, la quale non era sottoposta ad alcun trattamento di sostegno vitale.
Elena era una donna di 69 anni, malata di un cancro terminale ai polmoni. Cappato spiega che è stato un atto necessario in quanto la donna aveva espresso il suo desiderio non volendo però mettere in difficoltà giudiziaria i suoi cari, ossia la figlia e il marito.
Per questo Cappato ha affermato che se sarà nelle condizioni di farlo, continuerà ad accompagnare i malati terminali ogni volta che gli sarà chiesto.
Ha poi spiegato che è assurdo che in un paese civile una persona paralizzata abbia il diritto al suicidio assistito, mentre una persona malata di cancro terminale e con pochi mesi di vita sia costretto ad affrontare un inferno, come quello che la signora Elena stava vivendo.
All’interno di un video reso pubblico dall’associazione Luca Coscioni, la signora Elena ha lasciato un ultimo messaggio prima di ricorrere al suicidio assistito, volto a spiegare la situazione.
All’interno del messaggio Elena spiega di trovarsi in Svizzera a causa di un cancro ai polmoni scoperto circa un anno prima. Specifica di non essere sottoposta ad alcun trattamento di supporto vitale, ma solo ad una cura di cortisone.
Afferma poi che dunque l’unica possibilità impostagli dalla legge sarebbe quella di aspettare che la malattia la uccida in modo molto doloroso. Dunque per questo motivo la signora Elena ha preferito ricorrere al suicidio assistito rivolgendosi a Marco Cappato.
“Ad un certo punto della mia vita io ho dovuto scegliere se trovandomi davanti a un bivio, volevo percorrere una strada che era più lunga ma portava all’inferno o se invece scegliere una strada più breve che mi avrebbe portato qui a Basilea”.
Infine Elena conclude dicendo che ha preferito la seconda opzione, in quanto ha sempre pensato che ogni essere umano debba decidere liberamente sulla propria vita e allo stesso tempo sulla propria fine.
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