“Sono stato un coglione ma non sono un corrotto”. Gianfranco Fini si difendeva così al Fatto Quotidiano in merito alla vicenda che ha coinvolto i parenti della moglie Elisabetta Tulliani in merito alla nota casa di Montecarlo. Per l’ex leader di Alleanza Nazionale però la vicenda si complica sempre più: la Procura di Roma lo ha infatti indagato per riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la Guardia di Finanza a sequestrare beni per cinque milioni di euro alla famiglia Tulliani . Il lussuoso appartamento su Boulevard Princesse Charlotte, lasciato in eredità ad AN dalla contessa Anna Maria Colleoni, torna sui media perché parte dell’inchiesta Rouge et Noir, condotta dalla procura di Roma e portata avanti dai finanzieri dello Scico che ha portato all’arresto dell’imprenditore Francesco Corallo, re delle slot machine, e che vede indagati Giancarlo e Sergio Tulliani, cognato e suocero dell’ex leader di AN. Cosa sta succedendo?
“L’avviso di garanzia è un atto dovuto. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura, ieri come oggi”, ha dichiarato all’Adnkronos l’ex presidente della Camera. Come è iniziata la vicenda?
Tutto parte dalle indagini portate avanti dal reparto antimafia della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, che ha portato allo scoperto un’organizzazione trasnazionale che agiva tra l’Italia e le Antille Olandesi e che faceva capo a Corallo, imprenditore diventato miliardario grazie alle concessioni per le slot machine tramite la sua società Atlantis-Bplus, ex Atlantis e ora Global Starnet Ltd. L’azienda aveva un contratto con il Monopolio di Stato per la gestione delle macchinette e dal 2004 ne ha distribuito oltre 73mila in tutto il paese con ricavi milionari. Su quei ricavi non sono state pagate le tasse con un’evasione che vale 250 milioni di euro. Non solo.
Quei soldi sono stati riciclati e dispersi in società offshore facenti capo ai più stretti collaboratori di Corallo tra cui spicca il nome di Amedeo Laboccetta, ex parlamentare del PdL fino al 2013 e già noto alle cronache giudiziarie per un’indagine di favoreggiamento in capo alla procura di Milano.
L’inchiesta, denominata “Rouge et noir” (come i colori della roulette), vede altri cinque indagati tra cui i parenti della moglie di Gianfranco Fini, Sergio e Giancarlo Tulliani: le accuse sono di “associazione per delinquere finalizzata al peculato, al riciclaggio e alla sottrazione fraudolenta del pagamento delle imposte”. Le cifre snocciolate dagli inquirenti sono pazzesche: sui 250 milioni euro che la Bplus non ha versato allo Stato, oltre 3,6 milioni sono finiti nelle mani della famiglia Tulliani in parte anche tramite la casa di Montecarlo. Le indagini hanno infatti svelato che il famoso appartamento monegasco fu pagato interamente da Corallo tramite una società offshore: i Tulliani comprarono quella casa senza mai sborsare un solo euro e per di più ne incassano a palate con la vendita.
La vicenda della casa di Montecarlo
Tutto inizia con la nota casa di Montecarlo: si tratta di un lussuoso appartamento monegasco, sito in Boulevard Principesse Charlotte, donato al partito nel 1999 dalla contessa Colleoni e venduto da AN nel 2008 alla Printemps, società offshore, per 300mila euro. Qualche mese dopo la prima vendita, la Printemps rivende lo stesso appartamento a un’altra società, sempre con sede nelle Antille Olandesi, la Timara Limited, per 330mila euro. La casa di Montecarlo viene presa in affitto dal fratello di Elisabetta Tulliani, Giancarlo.
Due anni dopo il PdL si spacca con la cacciata di Fini dal partito fondato con Silvio Berlusconi e il Giornale porta alla ribalta la questione dell’appartamento monegasco, con documenti, dichiarati veri dall’allora ministro degli Esteri, l’azzurro Franco Frattini, che dimostravano come fosse Tulliani il proprietario delle società offshore che avevano comprato la casa. La Procura apre un’inchiesta con le accuse di appropriazione indebita e truffa aggravata, ma il caso pian piano si sgonfia: Fini dichiara che si sarebbe dimesso dalla presidenza di Montecitorio se si fosse dimostrato che Tulliani era il vero proprietario della casa di Montecarlo, ma i pm non ravvedono reati e archiviano il caso.
Le novità sulla casa di Montecarlo
L’inchiesta del 2016 cambia tutto. Gli investigatori hanno trovato l’hard disk di Corallo e hanno ricostruito non solo l’evasione e il riciclaggio di denaro ma il suo ruolo nella compravendita della casa di Montecarlo: fu lui a comprare l’appartamento a nome dei Tulliani. Non solo. La stessa casa fu rivenduta per 1 milioni e 360mila euro, tutti finiti nelle tasche dei parenti di Fini tramite società offshore. Gli inquirenti hanno poi trovato altri 2,6 milioni di euro finiti nei conti esteri dei Tulliani da parte delle società di Corallo. Un giro di soldi perfetto.
Il ruolo di Elisabetta Tulliani
Le nuove carte però dipingono un ritratto molto diverso anche di Elisabetta Tulliani, moglie di Fini. Secondo quanto depositato nelle carte, la Tulliani avrebbe un ruolo chiave nella società Timara Limited (quella che ricomprò la casa di Montecarlo) se non centrale, come dimostrerebbero carte, mail e versamenti su conti correnti. Sei anni dopo le dichiarazioni di Fini, lo scenario che dipingono gli inquirenti è molto diverso da quello che abbiamo sempre creduto: la casa di Montecarlo fu usata dalla famiglia Tulliani come bene immobile con cui arricchirsi, alle spalle di AN, in combutta con chi ha depredato per anni lo Stato italiano, quindi tutti noi.