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FireChat: l’app che supporta le proteste a Hong Kong

Nel marasma delle proteste a Hong Kong contro il governo cinese, c’è un’applicazione che ha letteralmente spopolato e che si può definire senza timori la vera alleata numero uno della gente in piazza ossia FireChat. Di primo acchito sembra una normale applicazione di messaggistica istantanea stile WhatsApp, ma in realtà nasconde una funzione che nessun altro software può vantare ossia la possibilità di inviare messaggi di testo anche senza connessione al web e senza persino connessione cellulare. Come è possibile? Utilizza il peer-to-peer tra dispositivi nel raggio d’azione Wi-Fi o Bluetooth. E così la piazza è rimasta sempre connessa, meglio ancora che con le app tradizionali. In pochi giorni è stata scaricata 100.000 volte.

Come funziona FireChat

FireChat è dunque un’applicazione gratuita che consente appunto di chattare ossia di scambiare brevi messaggi di testo con altri utenti in piattaforma in modo gratuito. Un po’ come Whatsapp e come tutte le altre app che vi abbiamo ampiamente descritto. Si può scaricare però solo su iOS dunque su iPhone e non su Android. La grande differenza con i rivali sta nella sua capacità di creare un mesh networking peer-to-peer ossia di rendere ogni telefono connesso con un altro tramite hardware interno senza appoggiarsi a connessioni esterne come antenne e ripetitori. Nello specifico si crea una rete via Bluetooth o via Wi-Fi che cresce in portata proporzionalmente al numero di utenti collegati. Più si è più si comunica.

Il successo durante le proteste a Hong Kong

Si capirà subito perché ha raggiunto il successo che ha raggiunto durante le proteste a Hong Kong, con 100.000 download in poche ore e fino a 30.000 utenti collegati tutti insieme. Nel caso in cui la connessione cellulare o addirittura gli SMS non funzionassero, era il modo migliore per comunicare. Gli sviluppatori di FireChat hanno pensato a questa feature per essere utilizzata in posti dove il segnale è molto debole o assente come luoghi remoti, sottoterra o nell’attività outdoor. In gruppo, ovviamente. Sembra che sia stata già utilizzata ampiamente durante i disordini in Iraq e dagli studenti di Taiwan contro il Movimento dei Girasoli.

Il soffocamento della tecnologia durante le rivolte

D’altra parte, tagliare le comunicazioni è il primo e inevitabile passo per isolare e confondere un gruppo più o meno vasto di persone che combattono o che più semplicemente protestano in modo non violento. Durante la Primavera Araba si è riscontrato più volte un intervento diretto dei governi a spegnere le connessioni così da non permettere alla gente di inviare tweet e mostrare al mondo i sopprusi e le azioni ingiustificabili delle forze dell’ordine. Dall’Egitto all’Iran, i social network sono diventati i nemici numero uno, ma qualcosa sta cambiando con app come FireChat si potranno sfruttare strumenti tecnologici che possono scavalcare limiti e freni imposti.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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