La Commissione Europea è in contatto con le autorità italiane per stabilire che cosa comporti lo “stato d’emergenza” dichiarato dal governo italiano in relazione ai flussi migratori.
La Commissione Ue ha “stretti contatti” con i vertici italiani “per vedere che cosa implica lo stato di emergenza” dichiarato dal nostro paese relativamente ai flussi migratori degli ultimi mesi. Questo è quanto affermato dalla portavoce degli Affari Interni della Commissione, Anitta Hipper, durante il meeting quotidiano con la stampa a Bruxelles.
La Commissione, continua Hipper, “prende atto della decisione del governo italiano di dichiarare lo stato di emergenza, che è una competenza nazionale”, e non dell’Unione europea. Ancora, “a quanto ne sappiamo è stata provocata dalla situazione migratoria particolarmente difficile che l’Italia sta affrontando…dovremo guardare esattamente ai dettagli delle misure, prima di poter commentare” in modo più accurato le scelte fatte.
“Più in generale la Commissione è stata molto attiva. Abbiamo riconosciuto la situazione particolarmente difficile” che il governo italiano è chiamato a fronteggiare con una escalation “molto pronunciata degli arrivi nel Mediterraneo Centrale. Abbiamo presentato un piano mirato in novembre, con venti azioni specifiche, sostenute da misure operative e finanziarie. Nel frattempo stiamo lavorando a pieno ritmo su due binari: misure operative e continuare a sostenere” l’Italia e “adottare il patto sulle migrazioni e l’asilo“.
La portavoce conclude dichiarando che l’Italia “ha richiesto sostegno finanziario per affrontare l’aumento recente di arrivi via mare e in particolare per la situazione critica determinatasi a Lampedusa. Siamo in stretto contatto“.
Le dichiarazioni di Hipper sono in linea con quanto affermato lo scorso marzo dalla Commissione europea in sede di risposta alla lettera che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva indirizzato ai massimi vertici dell’Unione europea, in seguito al naufragio dei migranti sulle rive di Cutro.
Il Premier nella missiva sottolineava la necessità di “una politica unica europea sui rifugiati che preveda il sostegno al di fuori dei confini Ue di chi è colpito da guerre e calamità, e corridoi umanitari legali e sicuri per i profughi che gli stati europei decidono di accogliere sul proprio territorio“. Proseguiva “occorre sviluppare e potenziare i canali legali di migrazione, distinti tra chi ha diritto alla protezione internazionale e chi intende accedere per ragioni di lavoro” e contemporaneamente “contrastare, senza tentennamenti, i clan criminali che alimentano l’immigrazione illegale di massa“.
La portavoce, nel commentare il contenuto della risposta fornita dalla Commissione, aveva dichiarato che questa “riconosce ciò che abbiamo discusso molte volte qui in sala stampa: che abbiamo bisogno di soluzioni sostenibili di lungo termine per queste tragedie. Ed è in linea con il messaggio che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva inviato prima del Consiglio europeo sul bisogno di raddoppiare i nostri sforzi per approvare il Patto sull’immigrazione e l’asilo“.
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