Il Fmi ha stimato una crescita nel 2023, lieve, del Pil italiano. La situazione economica globale rimane molto fragile.
Al tappeto Germania e Uk, economia ancora fragile così come le banche. Il Fondo monetario internazionale ha analizzato anche gli scenari peggiori, quelli di una crisi finanziaria che porterebbe il mondo in una fase ristagnante. Previsto per il nostro Paese un lieve aumento del Pil nel 2023, prima di 0,7% e poi di 0,8%.
Secondo le recenti stime del Fondo monetario internazionale, l’Italia farà registrare una lieve crescita nel corso dell’anno 2023. Si parla di un + 0,7%, con possibilità di arrivare anche allo 0,8% nel Pil. L’outlook dell’Fmi primaverile fa emergere una stretta reale e concreta da parte delle banche centrali che inizia a farsi sentire sull’economia reale, senza tralasciare la ripresa post Covid e dalla guerra in Ucraina.
Scendono dunque le previsioni di crescita, anche se l’inflazione pare in prospettiva più contenuta. La progressione economica mondiale rimane debole, si aggira sul 2,8% per poi salire nel corso dell’anno a un misero 3%. Gli scarti sono minimi anche per quanto riguarda il nostro Paese, con un miglioramento dello 0,1% rispetto alle precedenti previsioni. Segni negativi invece per due economie leader come Regno Unito e Germania, – 0,3% e – 0,1%.
L’ottimismo riguardo l’inflazione invece rimane, anche se il calo sarà meno marcato rispetto a quanto ipotizzato precedentemente. Un calo che dall’8,7% dello scorso anno è calato a 7%, adesso a 4,9%. In Italia il calo dell’inflazione, secondo la Fmi, al 4,5% per il 2023 – dopo una prima stima sempre dell’8,7%; mentre al 2,6% nel 2024 con la disoccupazione in crescita – minima – l’anno prossimo dall’8,3% all’8,4%.
A destare preoccupazione sono ancora i mercati finanziari, che hanno dato grandi segni di instabilità. Ne danno prova i piani di spesa bocciati dal Regno Unito, vista la fragilità dei mercati, e il conseguente retromarcia del governo in questo senso. E ancora, i più recenti casi della crisi bancaria oltreoceano con il fallimento della Silicon Valley Bank dello scorso 10 marzo, e altre banche americane, insieme al caso Credit Suisse.
La previsione del Fondo monetario dunque è quella di un ulteriore taglio sui prestiti da parte delle manche, che già erano state costrette a chiedere finanziamento più alti vista la necessità di cautela dal punto di vista delle erogazioni.
La crescita in questo caso subirebbe un’altra frenata traducibile con un – 0,3%. Lo scenario peggiore sarebbe quello di un ulteriore dei mercati, è quello del “risk-off”. In soldoni, con il risk-off la parola rischio viene completamente cancellato dal vocabolario degli investitori, che preoccupati non percependo gli investimenti in maniera sicura li ritirano. Ne pagherebbero le conseguenze le finanze pubbliche, i mercati in via di sviluppo, e la discesa si attesterebbe sul punto percentuale, con rischio, allora sì di stagnazione globale secondo gli esperti.
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