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Categories: Cronaca

Foggia, scoperto casolare-lager per far prostituire donne straniere: 6 arresti

[didascalia fornitore=”ansa”]Foto di repertorio[/didascalia]

Ritrovamento shock in Puglia, in provincia di Foggia: nelle campagne di Marina di Lesina, i Carabinieri del Comando provinciale della città pugliese hanno scoperto un casolare-lager in cui venivano segregate decine di ragazze straniere, senza documenti e costrette a prostituirsi. I militari hanno tratto in arresto 6 persone, 5 di origini bulgare, di cui tre sono donne e un italiano, il proprietario del casolare degli orrori. Tutti dovranno rispondere dei reati di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, oltre a quello di riduzione in schiavitù.

La denuncia di una ventenne

Tutto è partito a seguito della coraggiosa denuncia di una 20enne che, grazie all’aiuto di una interprete, è riuscita a raccontare ai militari la drammatica storia che ha visto coinvolte lei e le sue amiche. Ha spiegato che quando era ancora in Bulgaria era stata contattata da un connazionale che le aveva proposto di venire in Italia, dove avrebbe potuto lavorare come collaboratrice domestica a fronte di un buon stipendio. Purtroppo però, una volta giunta in Puglia, si è trovata dinanzi al peggiore degli incubi: un uomo di origini bulgare le ha sequestrato il cellulare e i documenti, poi l’ha picchiata e minacciata, quindi l’ha costretta a prostituirsi. Il medesimo destino è toccato anche alle amiche che erano arrivate in Italia con lei. Ogni giorno erano obbligate a guadagnare almeno 100 euro, altrimenti si ‘meritavano le botte’.

Il casolare-lager

[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cronaca/2018/05/16/pomezia-prostituzione-in-centri-massaggi-all-insaputa-dei-mariti-5-arresti-per-sfruttamento/210062/” testo=”Pomezia, prostituzione in centri massaggi all’insaputa dei mariti: 5 arresti per sfruttamento”]

Quello che i Carabinieri hanno trovato nei dintorni del casolare e all’interno è agghiacciante: fuori era recintato con del fio spinato, mentre dentro era suddiviso in tante piccole ‘celle’, adibite a stanze rigorosamente senza finestre, per evitare che le ragazze potessero scappare da quell’inferno in cui erano state portate con l’inganno. All’interno di ogni cella c’era il minimo indispensabile per la sopravvivenza, ovvero una lampadina, una stufa e un letto.

Beatrice Elerdini

Beatrice Elerdini è stata una collaboratrice di Nanopress dal 2014 al 2019, occupandosi di cronaca e attualità. Degli stessi argomenti ha scritto su Pourfemme dal 2018 al 2019.

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