Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, è attesa una crescita nel pil italiano del 3,2% nel 2022. Per il 2023 si attende un -0,2%.
Dopo la crescita del 2021 (6,6%), anche il 2022 sarà caratterizzato dal segno + in Italia, per quanto riguarda il pil. Secondo le stime dell’FMI nel World Economic Outlook, un terzo dell’economia mondiale sarebbe verso la recessione. Anche un +0,2 rispetto alle previsioni di luglio per quanto riguarda il nostro Paese.
Il peggio deve ancora venire, probabilmente. Crisi energetica, inflazione, considerando sicuramente il tragico scenario internazionale dal punto di vista economico, sono i punti principali del report dell’FMI, che ha diffuso il World Economic Outlook dal quale sono emersi anche dati in piccola parte incoraggianti per il nostro Paese.
Per quanto riguarda il biennio 2022-23 infatti, l’Italia pare in crescita, anche rispetto alle previsioni della sorsa estate, quando a luglio era stata prevista una crescita del pil italiano del 3%.
Nelle stime del Fondo Internazionale Monetario dunque, la crescita del pil si attesta sul 3,2%, anche se per il 2023, dal segno più si passerà al meno. Rispetto a quanto si era valutato sempre lo scorso luglio invece, stavolta il ribasso è di 0,9 punti di percentuale.
Addirittura 1,9% in meno di quanto ci si attendeva nell’aprile del 2022. L’incremento dell’anno 2022, alla fine del suo quarto trimestre, secondo l’FMI sarà dello 0,5%, negli ultimi mesi del 2023 invece si attende un +0,6%.
L’aumento dei prezzi, l’inflazione, e il calo dei redditi gravano sull’economia mondiale adesso più che mai. Dunque un terzo dei Paesi che vanno a comporre l’economia mondiale si spinge verso la recessione, uno scenario che il World Economic Outlook descrive come “difficile sfide da affrontare”.
Sicuramente l’invasione russa in Ucraina è stato uno dei fattori della crisi economica mondiale, con tutte le conseguenze e gli strascichi sul prezzo del gas e dell’energia elettrica. Una crisi, non solo umanitaria ma economica, che anche alla Cina starebbe cominciando a dare fastidio.
Sì, perché nonostante visite e promesse di sostegno tra Russia e Cina, quest’ultimi adesso sono sembrati piuttosto insofferenti alle gravi conseguenze che la guerra dello “zar” sta portando alle tasche delle più importanti potenze mondiali.
La Cina si è di fatto fermata, da tempo, e non è affatto un segreto. Una pressione inflazionistica, secondo il report dell’FMI che sente il peso della guerra e anche della recessione cinese.
Il consigliere economico delle ricerche del Fondo internazionale ha parlato di alcuni “shock” che quest’anno avrebbero aperto ferite economiche a livello mondiale che dopo la pandemia sembravano stessero per ricucirsi. Dalle parole di Pierre-Olivier Gourinchas si deduce infatti che il peggio debba ancora venire.
Nel nostro Paese infine, sempre secondo quanto si apprende dal World Economic Outlook, il rapporto debito/Pil scende a 147%, dopo che nel 2020 aveva raggiunto il 155%.
Sempre in Italia si registra uno dei balzi più importanti dal punto di vista dell’inflazione, di 8,3%, rispetto al 2,6% dello scorso anno.
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