Gabriele Parpiglia pubblica #Formentera14, edito da Mondadori, in libreria dal 23 maggio. Autore TV e giornalista, firma di punta del settimanale Chi, nel 2016 ha firmato Margherita di spine, la biografia di Matteo Cambi. #Formentera14 è il suo primo romanzo. Il protagonista è Giacomo detto Jack, trasferitosi a Milano da un paesino della Campania per studiare Giurisprudenza che, però, nel suo futuro non vede uno studio legale. Nel cassetto Jack, anima buona ma con tante ferite ancora da rimarginare, ha sogni più grandi, sogni che forse a Milano potrà realizzare.
Un giorno Jack incontra Gloria, con la quale inizia una storia, la storia di due ventenni alle prese con le difficoltà dell’età, l’incertezza del futuro, la voglia di stare insieme che talvolta non basta, non è abbastanza, specie se le tentazioni sono dietro l’angolo. Gloria è quasi una chimera, è qualcosa cui tendere ma difficile da afferrare. I soldi, la droga, i giri giusti, la Milano bene, i tavoli del privé, sono solo alcune delle tentazioni cui Giacomo dovrà decidere se cedere o resistere, un mix di ingredienti che rischia di togliere lucidità e spingere il nostro a fare passi falsi.
Tra un esame superato per il rotto della cuffia e la voglia di trovare la propria strada, ben presto si palesa l’opportunità ghiotta che lo può tirar fuori dalle sue insicurezze. Il trampolino di lancio è una vacanza alle Baleari: la Isla, fino a quel momento a lui sconosciuta, rappresenterà la rivincita, la possibilità di riscatto, la chiave di volta della sua vita. Fa da sfondo, appunto, una selvaggia – e, allo stesso tempo, magica – Formentera, simbolo di libertà, metafora di punto di arrivo e forse di partenza. Libertà che potrebbe consentire a Jack di cedere alle tentazioni, ma a che prezzo? Presto detto. La vita riserva sempre il conto da pagare e, quando arriva, non ci sono vie di fuga o scorciatoie. Volente o nolente, anche Jack dovrà imparare a fronteggiare le conseguenze delle sue scelte, qualunque sia il prezzo. Dovrà fare i conti con la famiglia, gli amici, la vita, ma soprattutto con se stesso. E con i sensi di colpa.
#Formentera14 è un’altalena emotiva dalla quale il lettore scende scombussolato: tutto è imprevedibile, tutto è inaspettato. Attraverso un climax coinvolgente, #Formentera14 racconta le emozioni, i dubbi, le domande e la ricerca spasmodica di risposte attraverso uno spaccato di vita che unisce alto e basso, luci e ombre, grandi illusioni e grandi delusioni, grandi sogni e grandi cadute. Con un monito: imparare dai propri sbagli, sempre e comunque, e non dimenticare mai che la vita è come un viaggio in treno ‘ricco di gioie, dispiaceri, fantasie, attese e saluti. La riuscita di questo viaggio consiste nell’avere una buona relazione con tutti i passeggeri e nel dare il meglio di noi stessi. Il grande mistero è che non sappiamo in quale stazione scenderemo’.
Come nasce #Formentera14?
Quando mi hanno proposto di scrivere questo romanzo, ho rifiutato perché non avevo la storia. Poi ho realizzato che erano state raccontate storie ambientate ovunque, ma non lì. Una percentuale altissima di giovani sogna Formentera, chi la conosce sa che è un’isola magica. Chi non c’è mai stato, la conosce attraverso le foto sui social, sui giornali patinati; è un luogo in cui si fantastica. Dopo aver scelto il luogo, mi mancava ancora la storia. Una sera, dopo una puntata del Maurizio Costanzo Show (di cui è autore, ndr), ho scritto di getto un po’ di capitoli e li ho spediti. Il mattino dopo mi hanno chiamato per dirmi che la storia era stata presa. Lì ho capito che poteva funzionare.
Il romanzo riserva grandi colpi di scena, inaspettati. A cosa si è ispirato?
E’ successa una cosa stranissima. Da oltre sedici anni racconto storie belle, storie brutte, storie che non si possono dire, matrimoni per i quali ho pianto quando li ho raccontati o quando sono finiti. A un certo punto, ho sentito dentro di me un’esplosione e la storia si è scritta da sola. E’ andata avanti in un crescendo, come se ce l’avessi dentro da sempre.
Il protagonista dovrà fare i conti con la famiglia, gli amici, la vita, ma soprattutto con se stesso. E con i sensi di colpa. La vita presenta sempre il conto?
Assolutamente sì. La vita presenta sempre il conto. Anche se vivi sulla linea dritta, se non commetti errori e non hai problemi, prima o poi capita di cadere. Nessuno è immortale, nessuno è invincibile, nessuno possiede le formule magiche. Il protagonista di questo romanzo passa da essere sognatore a cattivo e senza scrupoli. In #Formentera14 c’è anche la disperazione di chi oggi deve fare i conti con quello che la realtà offre e sfrutta le possibilità di lavoro che si prospettano.
Cosa rappresenta Gloria?
Gloria è la persona che tutti sognano, che esiste, è l’occasione che non va bruciata, è la persona che quando ti capita nella vita ti senti sicuro e quando si allontana fai di tutto per recuperarla. Gloria rappresenta le donne, che sono più intelligenti degli uomini, sanno come gestire le fila dell’amore: se Jack la prende in giro, ne è consapevole; quando, però, una donna decide di staccare e lo fa, è per sempre. Se decide di andare avanti, è perché chiude un occhio o perché è innamorata o perché è troppo intelligente, ma le donne sono sempre un passo avanti rispetto all’uomo, anche quando l’uomo è convinto di essere un passo avanti rispetto alla donna, in realtà è già due passi indietro.
Jack è una maschera doppia, una buona e una cattiva.
Dentro Jack convivono più anime. C’è un anima cattiva, c’è un’anima buona, una borderline, un’altra affettuosa, un’anima dolce, geniale, estroversa, che sogna. C’è di tutto. Penso di aver creato un personaggio che, pagina dopo pagina, o lo ami o lo odi, o fai il tifo per lui o lo vorresti morto. Jack racconta tutte le facce dell’amore. Sa di avere accanto una persona pulita, quindi si sente sicuro di poter fare ciò che vuole, ma, allo stesso tempo, quando la perde usa l’altra faccia della medaglia e si trasforma, come tutti gli uomini che non cambiano. E’ un libro sull’amore, detta le regole per non sbagliare o per sbagliare e recuperare.
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Cosa impara Jack da #Formentera14?
Jack impara quello che dovrebbe imparare chiunque: tenersi stretto ciò che si ha accanto – che sia un’amicizia, che sia un amore, che sia un capo sul lavoro-, e dire ‘Ti voglio bene’.
Nel romanzo il treno diventa metafora della vita. Cosa rappresenta?
Parlo del treno della mia vita. Fin da piccolo, sognavo di fare il giornalista. Gli altri sognavano di fare l’astronauta, il calciatore, io compravo fumetti e giornali e li collezionavo. Sono venuto a Milano e, a un certo punto, ho dovuto badare a me stesso, senza più la possibilità di ricevere un aiuto. Non mi potrò mai dimenticare quel momento: stavo passeggiando e mi è passato davanti un tram ad altissima velocità. Ho detto: ‘Non mi fermerò mai più’, e davvero da quel momento non mi sono più fermato. Il treno della mia vita parte da qui e se dovesse fermarsi oggi sarei contento perché ho ricevuto più di quello che speravo e immaginavo nella mia stanza a Reggio Calabria.
Jack è il Suo alter ego?
Assolutamente no. Questo romanzo è la somma di tante storie che ho ascoltato. Certo, un po’ di te lo devi mettere per forza, però non sono Jack.
Nel libro ricorre spesso una frase: ‘I papà non raccontano le fiabe, ma le fiabe esistono’. E’ un riferimento autobiografico?
Sto ancora aspettando che me le raccontino ed è qualcosa che manca nella mia vita.
Ha inserito molte citazioni, musicali e cinematografiche: sono volute o casuali?
Piacevano a Jack, le ha scritte lui.
Definisca #Formentera14 in una parola.
Magico.
Cosa si aspetta da questo romanzo?
Spero che ci sia un passaparola e che chi lo legge possa trovare tra le pagine due ore di svago, di emozione, di lacrime. E’ un libro che non ha una generazione di riferimento, va bene per tutte le età e spero che piaccia.
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