Per Roberto Formigoni si aprono le porte del carcere con la sentenza della Cassazione che giovedì 21 febbraio è stata chiamata a esprimere il giudizio definitivo nel processo in cui l’ex governatore della Lombardia era accusato di corruzione per i presunti fondi neri creati dalla Fondazione Maugeri e dall’ospedale San Raffaele. In appello i giudici hanno sentenziato la condanna a a 7 anni e mezzo di carcere. La sentenza definitiva è di 5 anni e 10 mesi. Il sostituto Pg di Milano Antonio Lamanna ha subito firmato l’ordine di esecuzione della pena per l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni, che è stato prelevato dalla sua casa in zona fiera e portato in carcere a Bollate.
Roberto Formigoni è stato giudicato colpevole e condannato anche in Cassazione a 5 anni di carcere (pena leggermente ridotta per sopraggiunta prescrizione di alcuni capi di imputazione). I giudici hanno anche confermato la condanna a7 anni 7 mesi per Costantino Passerino, ex direttore generale della Fondazione Maugeri, e a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina.
Come si legge in un articolo apparso sul Corriere della Sera, Formigoni ci ha creduto fino alla fine di poter scampare alla condanna. Fino all’ultimo è rimasto in attesa di un ‘segno dall’alto’, raccontano gli amici che gli sono rimasti vicini nelle ore di attesa, ‘perché sulla terra sembrava tutto già deciso’.
Formigoni, già allievo di don Luigi Giussani, è finito in carcere per effetto della recente legge anticorruzione. La nuova norma ‘spazzacorrotti’, infatti, ha previsto una stretta nelle possibilità di richiedere misure alternative al carcere (tra cui rientra anche la detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni come Formigoni, che ha 71 anni) per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione.
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Al centro del processo, durato 7 anni, il settore della Sanità lombarda, fiore all’occhiello dei 18 anni di amministrazione Formigoni. La Cassazione ha confermato che l’ex governatore grazie a una serie di delibere del Pirellone, avrebbe favorito il San Raffaele e la Fondazione Maugeri, poli di eccellenza ai quali sarebbe stata assicurata una “protezione globale”.
Dalle casse dei due ospedali privati sarebbero usciti illecitamente 60 milioni di euro per poi finire su conti esteri, intestati all’imprenditore Pierangelo Daccò e all’ex assessore alla Sanità Antonio Simone, che poi avrebbero ricompensato con una serie di ‘benefit’ Formigoni, i suoi amici e familiari per circa 6 milioni di euro.
Tra loro anche il commercialista Alberto Perego, storico amico del governatore lombardo e ‘Memores Domini’ di Comunione Liberazione come lui, che ha comprato da Daccò una villa affacciata sul golfo di Arzachena, in Sardegna, a prezzi molto inferiori rispetto a quelli di mercato.
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