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Il violento terremoto di magnitudo 7,8, che ha travolto l’Ecuador, ha portato alla morte 400 persone, mentre i feriti, registrati al momento, sono più di 2500. Ha colpito l’area costiera centrale del Paese, a circa 170 chilometri dalla capitale Chito. E’ il terremoto più forte registrato dal 1979. Purtroppo, secondo quanto dichiarato dal Ministero della Sicurezza ecuadoriano, il bilancio dei danni ambientali e delle vittime è destinato inesorabilmente a crescere.
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I soccorritori non hanno ancora perso le speranze e continuano a scavare tra le macerie di Muisne, Padernales e Portovejo, in cerca di persone ancora in vita, ma questo terremoto sembra essere inclemente e continua a restituire soltanto cadaveri.
Secondo quanto comunicato dal servizio geologico degli Stati Uniti, il terremoto ha avuto il suo epicentro 27 chilometri a sud-est di Muisne, in una zona turistica di porti di pesca, a una profondità di 19 chilometri. Il vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas ha dichiarato lo stato di emergenza in sei province del Paese.
La scossa ha colpito diverse regioni dell’Ecuador ed è stato percepito, se pur lievemente, anche in alcune zone della Colombia. Al momento è stato necessario chiudere l’aeroporto di Manta, poiché è stata danneggiata fortemente la torre di controllo. Inoltre, in alcune parti del Paese si sono verificati problemi nelle comunicazioni e nella fornitura dell’energia elettrica.
Nonostante Glas escluda che possa verificarsi anche uno tsunami, ha disposto che alcune aree costiere vengano evacuate preventivamente, per evitare altre possibili stragi di innocenti. Il vicepresidente ha poi aggiunto: ‘Vi chiediamo prudenza e di mantenere la calma, le forze della sicurezza sono mobilitate’.
Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, che era stato informato del violento terremoto mentre si trovava in Vaticano, si è apprestato a visitare le province colpite e ha toccato con mano l’immenso disastro generato dal sisma: interi quartieri distrutti, palazzi sgretolati.
Per restituire al Paese il suo aspetto originario dovranno essere investiti miliardi di dollari: ‘Ci vorranno mesi e anni per ricostruire tutto questo. La più grande tragedia degli ultimi 70 anni’, ha dichiarato il presidente.
Il Governo di Quito ha ufficialmente ringraziato i Paesi che hanno deciso di offrire immediatamente il loro aiuto: Messico, Cile, Colombia e Cuba hanno infatti già inviato nelle zone colpite dal sisma, i loro uomini.
Nel frattempo l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sta mettendo a punto un’operazione di distribuzione di aiuti, via aerea, prevista nelle prossime 36 ore.
‘Non c’è un minuto da perdere e una donazione ora può fare la differenza’, ha dichiarato Oxfam.
FUGA DI MASSA DAL CARCERE
Mentre la popolazione è stata letteralmente travolta dal vortice di un disastro ambientale di enormi dimensioni, c’è chi è riuscito a darsela a gambe. Un centinaio di prigionieri è riuscito a fuggire dal carcere in cui era detenuto, subito dopo il violento terremoto. A dare la notizia è stato il ministro della Giustizia, Ledy Zuniga, tramite un messaggio su Twitter: al momento, circa trenta detenuti sono già stati arrestati nuovamente a Portoviejo, nella provincia occidentale di Manabi, una delle aree più colpite dal sisma.
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