Forza Italia, la creatura politica di Silvio Berlusconi, sta subendo una rivoluzione di organico dopo la decisione di non continuare ad appoggiare il governo Draghi, una scelta che gli sta alienando molti storici esponenti moderati.
Ormai le defezioni sono varie ed i nomi di coloro che non si riconoscono più nel progetto azzurro di peso: si va dai tre ministri dimissionari, al senatore Cangini, alle deputate Versace, Baroni e Sessa.
Forza Italia si sarebbe appiattita alla linea della Lega abbandonando la sua vocazione moderata e liberale in favore di una politica più nettamente di destra e populista: questa è in sostanza l’accusa condivisa che emerge dalle parole dei parlamentari che hanno deciso di abbandonare l’ormai trentennale formazione berlusconiana dopo la sfiducia a Draghi.
Immediatamente dopo il voto è stata Mariastella Gelmini, ministra in carica per gli Affari Regionali, a rassegnare la sua tessera di partito. L’esponente si è detta sconcertata e delusa dalla posizione assunta dal gruppo nel quale ha militato per oltre 25 anni, un atteggiamento che volta le spalle ad imprese e famiglie, storici destinatari delle battaglie parlamentari di Forza Italia. Quest’ultima avrebbe così deciso di collocarsi al fianco della linea della Lega di Salvini, perdendo in tal fatta quell’anima moderata e liberale che l’avrebbe sempre contraddistinta.
Parole e motivazioni simili arrivano anche dall’altro ministro dimissionario, che non ha impiegato molto tempo per disertare dal partito: Renato Brunetta. Il ministro per la Pubblica Amministrazione ravvisa nell’uscita dall’aula del Senato del 20 luglio con cui Berlusconi ha decretato la fine dell’esecutivo di unità nazionale un tradimento dei tradizionali valori di Forza Italia. Perciò, per l’ex membro, sarebbe la formazione azzurra ad aver abiurato se stessa e non egli con la sua decisione di andarsene.
Una abiura oltremodo irresponsabile nella difficile congiuntura internazionale in cui il governo si trovava, e si troverebbe, ad operare, la quale palesa la definitiva delibera al sostegno delle più sfrenate e peggiori pulsioni del populismo sovranista.
Inoltre entrambi gli esponenti forzisti dell’esecutivo dichiarano di non essere stati informati dai vertici su quanto stava per consumarsi a Palazzo Madama, restando essi stessi travolti dagli eventi.
Se Gelmini e Brunetta sono stati temporalmente i primi a sganciarsi da Silvio Berlusconi, non si ferma a loro l’emorragia di rappresentanti di FI.
Anche la terza, ed ultima, ministra espressa dalla formazione nata nel ’94, la ministra per il Sud Mara Carfagna, è emigrata nel Gruppo Misto dopo alcuni tormentati giorni di indecisione.
Anche per questa la scelta politica azzurra sul governo è irresponsabile, ciò nonostante non totalmente sorprendente per l’ex forzista. Carfagna afferma di essere ormai da quattro anni in lotta con la dirigenza partitica al fine di preservare l’orientamento distintivo di Forza Italia, ossia il suo europeismo, occidentalismo e liberalismo, dalle spinte sovraniste che ribollono in seno alla formazione. Una battaglia evidentemente persa che ha prodotto la sofferta dipartita.
Infine il senatore Cangini che, a differenza degli altri esponenti qui presentati, non ha aderito al Gruppo Misto, bensì si è accasato nel gruppo Azione di Carlo Calenda. Quest’ultimo difatti appare l’approdo naturale di molti transfughi forzisti in quanto, come spiega lo stesso Cangini, forza realista, competente, pragmatica e saldamente ancorata al polo liberale.
In definitiva il partito di Silvio Berlusconi sta rapidamente cambiando faccia, a cominciare da quella dei suoi esponenti di peso: il 25 settembre si scoprirà quale effetto ha prodotto il restyling.
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