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71 anni per non dimenticare: l’eccidio delle Fosse Ardeatine avvenne esattamente il 24 marzo del 1944, quando vennero trucidate 335 persone a Roma per ritorsione contro un attentato dei partigiani nei confronti delle truppe naziste che transitavano in via Rasella, e che costò la vita di 33 soldati del reggimento tedesco Bozen. La cerimonia di commemorazione quest’anno assume toni ancora più particolari, giacché è la prima dalla morte di Erich Priebke, l’ufficiale nazista che fino all’ultimo dei suoi giorni, e anche dopo il suo decesso, non ha smesso di creare feroci polemiche nel nostro Paese.
Le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, sono diventate il simbolo più potente dell’occupazione nazista a Roma: ogni anno alla cerimonia di commemorazione vengono letti i nomi delle vittime, per non dimenticare una strage che vide coinvolti militari e semplici cittadini, molti ebrei ma anche carcerati comuni e detenuti politici. La rappresaglia nazista contro l’attentato dei partigiani romani fu durissima: il principale responsabile dell’eccidio, il colonnello Herbert Kappler, venne processato e condannato all’ergastolo da un tribunale italiano e rinchiuso in carcere. Alla giustizia sfuggì invece il suo braccio destro Erich Priebke, che soltanto dopo una lunga latitanza in Argentina venne processato e condannato: secondo quanto emerse dal processo, Priebke non solo partecipò direttamente alla fucilazione, ma fu lui stesso incaricato di stilare l’elenco dei condannati a morte.
‘Si, alle Fosse Ardeatine ho ucciso. Ho sparato, era un ordine. Una, due tre volte. Insomma, non ricordo, che importanza ha? Ero un ufficiale, mica un contabile. Non ci interessava nemmeno tanto la vendetta, a via Rasella i militari morti erano del Tirolo, più italiani che tedeschi. Ma Kappler fu inflessibile, costrinse anche il cuciniere a sparare. Fucilammo cinque uomini in più. Uno sbaglio, ma tanto erano tutti terroristi, non era un gran danno‘, dichiarò gelidamente in un’intervista a Repubblica l’ufficiale nazista, la cui permanenza in Italia ha generato tensioni fin dopo la sua morte. È cronaca recente infatti il video-testamento realizzato dall’ex capitano delle SS, diffuso dal suo legale dopo il decesso avvenuto l’11 ottobre 2013, in cui negava l’esistenza dell’Olocausto e rivendicava con orgoglio la strage delle Fosse Ardeatine. Né si può dimenticare la querelle legata alla sua sepoltura, infine avvenuta in un luogo segreto. Restano ancora tanti misteri intorno all’eccidio, ma la memoria di quanto accaduto rivive nelle parole di tanti artisti che hanno propagato in anni anche recenti il ricordo delle vittime, e che risuoneranno nelle numerose iniziative di oggi: un omaggio dovuto e scevro dal pericolo della facile retorica.