Quando si parla di fonti rinnovabili, uno dei metodi più conosciuti, intorno al quale è nato un fiorente business, è lo sfruttamento dell’energia solare attraverso gli impianti fotovoltaici. Il dibattito intorno a costi e benefici del passaggio al fotovoltaico è ancora oggi acceso: se i suoi vantaggi ecologici sono indiscutibili, maggiori perplessità ha destato in alcuni il costo pagato per aprire la strada al settore, e la discussione tra sostenitori e detrattori è destinata a rinfocolarsi dopo che l’Agenzia delle Entrate italiana ha emanato una circolare per il 2016 riguardo le stime catastali che penalizza alcune tipologie di impianti a pannelli solari, in particolare, e questo indubbiamente suscita perplessità, quegli impianti che ben si integrano con l’architettura, quelli che si inseriscono negli edifici in maniera discreta evitando oltraggi estetici, ma che soprattutto offrono il loro contributo nella difesa dal cambiamento climatico senza emettere gas serra in aria e calore in strada come gli impianti di condizionamento tradizionali, coniugando risparmio energetico e benessere ecologico.
Quella dell’aumento delle stime catastali rappresenta l’ennesima mossa ambigua nei confronti di un business che concilia interessi economici ed ambientali in maniera sostenibile, come denuncia Angelo Bonelli dei Verdi: ‘L’agenzia delle entrate premia chi inquina, tassa il fotovoltaico e dichiara esentasse centrali a carbone e raffinerie. Hanno deciso che gli impianti fotovoltaici negli immobili urbani entrano nella determinazione della stima catastale mentre gli impianti delle raffinerie e delle centrali elettriche sono esclusi dalla tassazione. Siamo al paradosso. È un mondo alla rovescia. La verità è che ogni scusa è buona per colpire un settore che già è stato messo in ginocchio dalle politiche contro le energie rinnovabili‘. Ed effettivamente, a dispetto delle buone intenzioni enunciate anche in sede internazionale, sembra proprio che le politiche a sostegno delle energie rinnovabili abbiano esaurito la propria spinta, e diversi sono i segnali in controtendenza: parlando specificamente del fotovoltaico, proviamo a capire in maniera più approfondita tutto ciò che riguarda questi impianti ad energia solare.
Fotovoltaico: come funziona
Innanzitutto è bene spiegare che un impianto fotovoltaico è un impianto elettrico costituito essenzialmente dall’assemblaggio di più moduli fotovoltaici, i quali sono in grado di trasformare l’energia solare in energia elettrica, mediante appunto effetto fotovoltaico: questo consente un grande risparmio in termini di consumi, in quanto l’energia solare è rinnovabile all’infinito. Da un punto di vista tecnico esistono diverse modalità di funzionamento, i cosiddetti impianti ad isola, che sfruttano direttamente sul posto l’energia elettrica prodotta e accumulata in apposite batterie, e quelli connessi in rete, ovvero collegati ad una rete elettrica di distribuzione già esistente e gestita da terzi, e in molti casi anche all’impianto elettrico privato da servire. Senza scendere troppo in dettagli specifici, possiamo dire che un impianto fotovoltaico necessita di cavi, convertitori e in taluni casi di sistemi meccanici-automatici ad inseguimento solare per funzionare: quello che resta il punto nodale è il rapporto tra costi e benefici, dato che i primi, soprattutto se si vuole impianti architettonicamente integrati, sono piuttosto elevati e hanno necessitato fino ad oggi di ingenti incentivi economici.
Il rapporto costi-benefici
Per molto tempo gli alti costi degli impianti sono stati un freno allo sviluppo di questa tecnologia, a maggior ragione considerando la sua aleatorietà e non programmabilità di produzione energetica, derivante dalla variabilità dell’irradiazione solare, fino a quando una politica di incentivi ha consentito un abbattimento delle spese ed uno sviluppo su larga scala degli impianti, permettendo anche di superare i limiti intrinseci prima indicati attraverso stazioni di accumulo energetico, l’impiego di materiali e tecnologie sempre più sofisticate, e la combinazione con soluzioni più convenzionali quali impianti idroelettrici a pompaggio e impianti turbogas. Tuttavia le debolezze del sistema fotovoltaico non devono far recedere dalle concrete speranze di benessere ambientale che nascono dall’uso del fotovoltaico integrato con gli altri sistemi di energia pulita, ovvero l’eolico, lo sfruttamento delle maree, e l’energia da biomassa, che possono gradualmente sostituire le fonti fossili, in via di esaurimento e altamente inquinanti. Non si tratta di pura teoria, visto che numerose esperienze estere dimostrano che i vantaggi sono reali e duraturi.
Fotovoltaico in Italia
Partendo dalla situazione italiana, esistono diverse rilevazioni statistiche che negli ultimi dieci anni hanno dimostrato la bontà del passaggio al fotovoltaico. Nel 2015 il nostro Paese è risultato terzo al mondo per sfruttamento dell’energia solare dopo Germania e Cina: nonostante i tagli retroattivi al settore voluti dagli ultimi governi, il fotovoltaico in Italia continua a crescere grazie a piccoli impianti domestici o destinati alla produzione in loco per le Pmi. Attualmente l’Italia detiene il 15 per cento della produzione totale di energia solare, grazie ai suoi 648mila impianti installati, per una potenza complessiva di 18mila megawatt, secondo i dati diffusi da un rapporto di Anie Rinnovabili, associazione legata a Confindustria. In base ad un altro dossier, il Photovoltaic Power System Programme dell’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA), l’Italia è il Paese con il più alto contributo al mondo di fotovoltaico nella domanda elettrica, ben il 7,5 per cento contro una media europea di appena 3,5. Tutto bene dunque?
Non tutti manifestano lo stesso ottimismo, come ad esempio Rocco Viscontini, presidente dell’associazione Italia solare, il quale disegna un quadro della situazione italiana fatta più di ombre che luci: ‘Il mercato del fotovoltaico è sceso di circa 40 volte negli ultimi quattro anni. Valeva 18 miliardi di euro nel 2011, ora siamo a 600 milioni. Il che vuol dire che abbiamo perso posti di lavoro e opportunità. Abbiamo speso per aprire la strada al settore e, ora che c’è da incassare i benefici, ci tiriamo indietro. Un comportamento autolesionista‘. A pesare nel calo italiano delle installazioni, in base ai dati diffusi da Anie Rinnovabili, ci sono stati gli strascichi del Conto Energia, ma se confrontiamo il periodo giugno-novembre 2015 con il medesimo periodo del 2014, vediamo che si sono installati quasi 165 MW, contro i 135 MW del semestre 2014, con una crescita dunque del 22 per cento. Insomma il problema pare essere ancora una volta il dietrofront della politica dal punto di vista degli incentivi: vale la pena di scommettere sull’energia solare come fanno altri Paesi esteri, che oltretutto non sono beneficiati da un analogo favore climatico come l’Italia.
La situazione nel mondo
In Germania ad esempio si sta attuando una politica diametralmente opposta a quella italiana: a dispetto di un calo della domanda, scesa al di sotto di 1,5 GW, il governo mantiene gli incentivi al fotovoltaico fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato nel 2014, ovvero installare una potenza complessiva compresa tra 2,4 e 2,6 GW. La Germania è attualmente al secondo posto nello sfruttamento del fotovoltaico dopo la Cina, la quale installando circa 15 GW nel solo 2015 ha conquistato il primato, arrivando a circa 43 GW. Grazie al già citato report dell’IEA, scopriamo inoltre che si piazza molto bene anche il Giappone, con 9,7 GW di nuova capacità installata a livello nazionale nel 2014, e tra i nuovi mercati si segnalano Sudafrica, Cile, Messico e Turchia. Il fotovoltaico cresce dunque anche nel resto del mondo, e la notizia non può che confortarci, poiché nei prossimi anni la vera sfida globale sarà inevitabilmente dover cercare delle alternative stabili ai combustibili fossili, che hanno lasciato un’impronta negativa indelebile della presenza umana sul pianeta.