Dario Franceschini, ministro della Cultura in quota PD, non si arrende alla narrazione che vede Fratelli d’Italia di Meloni assieme al Centrodestra come lo scontato vincitore delle prossime elezioni.
Lo storico esponente del Partito Democratico diffida dei sondaggi, specie di quelli fatti in fretta e fuori durante le ferie estive, e ribadisce come il Centrosinistra sia l’unica alleanza credibile in Europa per fare il bene dell’Italia.
Nel corso di un’intervista Dario Franceschini, ministro della Cultura del dimissionario governo Draghi, nega l’assioma che vede Giorgia Meloni prossimo presidente del Consiglio dei Ministri.
La rimonta è ancora possibile per Franceschini, nonostante gli ultimi sondaggi prima del blocco per la par condicio dessero il partito meloniano in vantaggio di oltre 5 punti percentuali sul PD.
Tuttavia per il Dem non bisognerebbe dare troppo credito ai sondaggi, specie se svolti in un periodo particolare e per certi versi alienante dai problemi quotidiani come le settimane agostane di vacanza.
Le statistiche sulle intenzioni di voto creerebbero un effetto catalizzatore indirizzando gli indecisi verso il partito che si ritiene sarà il più votato. Questo poiché solitamente l’indeciso tende ad affidarsi al parere più diffuso nella maggioranza, aggregandosi al cosiddetto “carro del vincitore”.
Non solo: agosto è per molti italiani periodo di vacanza, una bolla nella routine dell’anno nella quale anche le idee di Meloni e Centrodestra possono sembrare affascinanti. Però, prosegue il ministro dimissionario, il rientro al lavoro e ad uno stile di vita più “classico”, intrecciato ai problemi quotidiani, farà rinsavire molti elettori portandoli verso una scelta nelle urne più consona al bene futuro dell’Italia, non tarata sull’appagamento immediato di qualche bisogno secondario come offerto invece delle destre.
Nonostante ciò, il vero punto focale per Dario Franceschini sarà il posizionamento e la credibilità internazionale del Bel Paese.
Filtra una certa perplessità mista a timore a Bruxelles per quella che appare una vittoria consistente di Fratelli d’Italia e del Centrodestra. La motivazione, per l’esponente Dem, sta nel fatto che finora i capi di stato e di governo dell’UE sono sempre stati espressione dei due principali partiti del Parlamento Europeo: il Partito Popolare, di centrodestra, ed il Partito Socialista, di centrosinistra. Queste due formazioni, seppur contrapposte, condividono un genuino sentimento europeista.
Al contrario Meloni, nonostante le virate degli ultimi mesi su posizioni moderate ed autolegittimanti, ha una lunga storia di contrasto con le istituzioni UE nonché di appoggio a quei governi europei non propriamente democratici e a favore dello stato di diritto, come l’Ungheria di Orban.
Nonostante i tentativi di Meloni, il destino dell’Italia con la leader di FdI come premier sarebbe inevitabilmente l’isolamento della Penisola dalle decisioni e dai tavoli di Bruxelles, con danni irreparabili per economia ed immagine dello stesso Stivale.
Ecco perché, di fronte a tutte queste incognite di tenuta nazionale, la rimonta del PD è più che possibile per Dario Franceschini.
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