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Vittima del “tritacarne mediatico”, tradito da chi lo doveva difendere, quando sarà l‘unico a pagare. Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia condannato a 16 anni per la morte di 32 passeggeri nel naufragio all’Isola del Giglio, parla in un’intervista al Corriere della Sera del nuovo caso scoppiato di recente. Al centro la presunta trattativa che avrebbe avuto tramite Francesco Pepe, figlio del suo legale ora dimissionario, per partecipare all’Isola dei Famosi. In realtà si è trattato di un tranello organizzato dalla redazione de Le Iene, trasmissione di Canale 5: Pepe si presentò come “procuratore” di Schettino e si parlò di un cachet di 2 milioni di euro per la partecipazione allo show di Canale 5. “Manco a parlarne. A ballare e cantare sull’Isola dei famosi no. Almeno questo non me lo merito”, si difende l’ex comandante.
– La ricostruzione della vicenda, dal naufragio al processo
Schettino conferma la sua estraneità a questa vicenda, dalla notte del naufragio, dice, è stato stato tradito da tanti, a cominciare da chi lo doveva difendere. Al quotidiano di via Solferino ribadisce la sua versione. La proposta di partecipare allo show arrivò con il processo ancora in corso e la sua risposta fu negativa: la riteneva una “cosa immorale” e per di più strana con il suo legale che si interessava a quelle faccende mentre attendevano la sentenza.
“Erano interessati soltanto alla parcella di quella trattativa. Rifiutai ancora una volta. Dietro a tutto questo c’era il figlio”, insiste. La richiesta di una proposta scritta, secondo Pepe mai arrivata, arrivò da parte sua per dimostrare di non voler partecipare alla trasmissione. “L’avrei esibita e stracciata”, dice per rispondere a “tritacarne mediatico” in cui è finito, di “un sistema che trova normale e naturale accanirsi su chi è in difficoltà e non ha un megafono per difendersi”.
La lezione alla Sapienza “che era solo una testimonianza”, la serata mondana su invito dell’editore del suo libro, sono gli episodi che l’hanno visto protagonista fuori dalle aule del tribunale per cui, dice, non si deve giustificare. “Ero una persona in attesa di giudizio, non un appestato. Tutto questo è uno schifo, indegno di un Paese civile”, rimarca con forza.
Resta il fatto che un tribunale l’ha riconosciuto colpevole della morte di 32 persone. Non ne ha mai parlato se non con la dichiarazione spontanea al processo prima della sentenza perché ha voluto “tenerli fuori dallo schifo”. Ora che è stato condannato sarà il solo responsabile di quella tragedia, “il grande colpevole italiano”, “l’unico a pagare”. Non fugge dalle responsabilità: il naufragio è un “lutto indelebile” da cui non si può tornare indietro perché per lui sa che non ci sarà perdono.
La condanna di Schettino
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Francesco Schettino è stato condannato a 16 anni e un mese per il naufragio della Costa Concordia. I giudici hanno stabilito le pene di 5 anni per il reato di disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi e 1 anni per il reato di abbandono di persone minori o incapaci, per un totale di 16 anni di reclusione a cui è stato aggiunto un mese di arresto. La condanna è stata pronunciata dal presidente del collegio giudicante Giovanni Puliatti del Tribunale di Grosseto nella sentenza di primo grado. L’ex comandante della Costa Concordia è stato interdetto per 5 anni dal suo ruolo di comandante di nave ed è stato condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tuttavia, secondo il tribunale, non si può applicare l’aggravante della colpa cosciente.
Tutto questo ha portato ad una condanna a 16 anni e un mese, mentre la Procura aveva chiesto 26 anni e 3 mesi. L’imputato non è stato presente in aula, perché, in base a quanto riferito dai suoi avvocati, avrebbe avuto la febbre. Ha seguito la lettura della sentenza dalla sua camera d’albergo. Sia Schettino che Costa Crociere sono stati condannati a risarcire le parti civili, tra le quali ci sono la Presidenza del Consiglio, alcuni Ministeri, la Protezione Civile, la Regione Toscana e il Comune di Isola del Giglio.
Prima che i giudici si chiudessero in Camera di Consiglio, Schettino ha rilasciato una dichiarazione spontanea, affermando che quel 13 gennaio era morto anche lui. Ha cercato di raccogliere tutti i pensieri che lo hanno accompagnato in questi 3 anni, scrivendo pagine di appunti. Secondo l’ex comandante, c’è stato tutto un sistema che non ha funzionato.
Le dichiarazioni di Schettino
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Secondo Francesco Schettino, ad essere processato doveva essere un intero sistema. Secondo lui, ne è prova il fatto che, dopo l’incidente, sono state riviste le normative della sicurezza in mare. L’ex comandante attacca direttamente la compagnia Costa Crociere. Anche il difensore di Schettino, Donato Laino, parla di un sistema, a cui attribuisce la responsabilità del naufragio della Costa Concordia. L’idea difensiva era proprio questa: affermare che in quel tragico 13 gennaio è crollata tutta l’organizzazione. L’avvocato difensore non nega le responsabilità del comandante, ma vorrebbe che a pagare sia l’intero sistema che è saltato.
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