L’aumento dei contagi non chiama alcun allarme, secondo il neo direttore della Prevenzione al ministero della Salute. Vaia: “Scelte di buon senso”.
Ancora nessun piano, ma vanno fatte scelte sensate. Lo dice Francesco Vaia in relazione all’aumento dei casi Covid dovuti al diffondersi della nuova variante Eris. Il neo direttore della Prevenzione però predica calma nella sua intervista al Sole 24 Ore, e avverte: “Siamo in una nuova fase, la terza, ci vuole prudenza e niente allarmi“. Intanto il rientro a scuola preoccupa i Presidi: “Le classi piene di ragazzi potrebbero favorire le trasmissioni di qualsiasi virus”.
Non bisogna allarmarsi, secondo Francesco Vaia. Il recente aumento dei contagi registrato nelle ultime 4 settimane – dato che si attesta al 43% – non deve portare a trepidazione, quando alla scelta di soluzioni intelligenti. In una recente intervista al Sole 24 Ore, il direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani adesso direttore della Prevenzione al ministero della Salute, ha fatto sapere che quella in cui ci troviamo è una nuova fase.
Il Covid è tornato a farsi sotto tramite la variante Eris – che nelle ultime 4 settimane di agosto ha contribuito alla diffusione dei contagi – ma se da un lato bisogna tutelare i fragili e agire con prudenza dall’altro ci vuole una consapevolezza di essere appunto entrati in uno stadio particolare della ormai vecchia pandemia.
Intanto il ministero della Salute ha reintrodotto l’obbligo di tampone per l’accesso in alcune strutture come Rsa, per tutelare appunto i soggetti fragili, così come è rimasto l’obbligo di tampone per l’accesso al Pronto Soccorso qualora si presentassero sintomi compatibili con quelli dei positivi al Covid. E ancora, per coloro i quali hanno avuto contatti stretti con un caso risultato positivo, per chi viene ricoverato in strutture o reparti con pazienti a rischio. La stretta è pensata anche al periodo autunnale, quando l’influenza si andrà ad aggiungere ai positivi al coronavirus.
La fase di cui parla Vaia è la “fase 3“, dove regge il buon senso dei cittadini, non le restrizioni.
Parla di dati attesi nella sua recente intervista al Sole 24 Ore Francesco Vaia. I numeri di contagi in aumento per il direttore della Prevenzione sono da associare al rientro delle vacanze e alla presenza delle varianti che – come avvenne per omicron – possono determinare maggiore conteggio ma a discapito della patogenicità.
Il virus è infatti cambiato, continua Vaia nel lanciare il suo messaggio ai cittadini, l’incidenza negli ospedali è minore e in questo senso bisogna tutelare i fragili con prevenzione per la sicurezza dei pazienti, degli operatori, e andare avanti con la campagna di vaccinazione autunnale non obbligatoria, anche per l’influenza stagionale.
Le varianti Pirola ed Eris fanno parte dalla fase invece di adattamento del virus che “cerca di sopravvivere” dice dallo Spallanzani il direttore sanitario. Il compito della comunità scientifica è quello di studiarlo e adeguarci con farmaci e vaccini.
Capitolo mascherine, per Vaia in questo momento non è il caso di parlare di “piani” ma di guidare le responsabilità del buon senso dei cittadini. Ad esempio, qualora si dovessero avere dei sintomi evitare i luoghi affollati, di prendere i mezzi pubblici. Nella fase in cui siamo giunti, conclude nel suo intervento il direttore della Prevenzione, non si torna indietro. Quello su cui puntare è la responsabilità che i cittadini hanno dimostrato di avere durante la pandemia.
Una questione che tiene banco è quella invece del rientro a scuola, con Mario Rusconi dell’Associazione Nazionale Presidi che ha dichiarato come bisognerà intervenire nelle strutture scolastiche per la prevenzione. Nei primi gironi di scuola secondo i Presidi la necessità è quella di evitare assembramenti, con i 7 milioni di ragazzi che si apprestano a tornare sui banchi. In alcune scuole verranno distribuite, come annunciato nella giornata di oggi, le mascherine usufruendo dalle scorte delle scorse fasi della pandemia, così come del gel disinfettante. Alcuni dispositivi di protezione verranno consigliati ai fragili tra docenti, alunni e personale, dice Rusconi, che mette in guardia: “Avere classi piene di alunni, in ambienti non grandi, non può che favorire la trasmissione di qualsiasi virus“.
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