Dodicesimo giorno di proteste in tutta Francia contro la riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica. Il popolo è infuriato soprattutto per una delle modifiche previste che farebbe slittare l’età pensionabile dai 62 ai 64 anni. Previsti scioperi e manifestazioni: le autorità prevedono la partecipazione tra le 400 e le 600.000 persone in totale.
Non accenna a diminuire la tensione in Francia, dove ormai da settimane buona parte dei cittadini stanno protestando contro la riforma delle pensioni voluta dal Presidente francese, Emmanuel Macron. A Parigi è previsto un corteo per oggi alle 14.00, che partirà da Piazza dell’Opera e proseguirà fino a Piazza della Bastiglia. Sono 270, in totale, le manifestazioni e le proteste previste in tutto il Paese d’Oltralpe per la giornata odierna.
La decisione di Emmanuel Macron di innalzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni è stata accolta con sdegno e rabbia dal popolo francese, oggi giunto alla 12esima giornata di proteste generalizzate in tutto il Paese. Tra poco meno di due ore partirà nella capitale Parigi un corteo di manifestanti, che culminerà nell’arrivo in Piazza della Bastiglia.
E non è finita qui, poiché sempre per oggi sono previsti anche numerosi scioperi: a incrociare le braccia saranno i lavoratori del servizio ferroviario, che garantiranno solo 4 treni ad alta velocità su 5, oltre a quelli del servizio aereo, per cui sono previsti ritardi e cancellazioni.
Sul piede di guerra anche gli operatori ecologici che, dopo aver sospeso il precedente sciopero il 28 marzo scorso, ora hanno nuovamente fermato il loro servizio. Alcuni di loro hanno posato addirittura dei sacchi di rifiuti davanti all’ingresso del Consiglio costituzionale.
Sarà proprio quest’ultimo che domani, venerdì 14 aprile, dovrà decidere se approvare il testo della riforma pensionistica o bocciarlo, anche in parte. Durissimo il commento del segretario generale del sindacato Cfdt, Laurent Berger: “Sarebbe una vittoria di Pirro pesante di conseguenze. Farebbe solo dei perdenti perché molti di loro saranno obbligati a lavorare due anni in più e la democrazia verrebbe indebolita da questo episodio”.
Intanto oggi Macron incontrerà il presidente del Senato Gerard Larcher e Yael Braun Pivet, presidente dell’Assemblea Generale. Per domani, invece è previsto un suo incontro con alcuni ministri e i dirigenti della maggioranza.
Il sistema pensionistico attualmente in vigore in Francia è a ripartizione, e ha delle similitudini con il nostro. Nel caso francese, le pensioni relative a un anno vengono pagate dai contributi versati dai lavoratori dello stesso periodo.
Ci8 sono poi altri fattori che contribuiscono a stabilire la somma su cui può contare un pensionato. Tra questi, gli anni di attività lavorativa, da loro calcolati ogni tre mesi, il totale dello stipendio, calcolato tuttavia in modo diverso a seconda che sia pubblico o privato, e l’inizio in cui si è iniziato a lavorare.
Sempre secondo il sistema, per poter accedere al trattamento pensionistico, si devono aver maturato 42 anni di contributi. e l’età media in cui si può andare in pensione è di 62 anni e 4 mesi. Emmanuel Macron avrebbe intenzione di aumentare di due anni tale limite, a partire dal 2030.
A scatenare la furia del popolo francese, anche l’aumento degli anni contributivi richiesti che, stando al progetto di legge arriverebbe a 43, a fronte degli attuali 42. Ciò andrebbe tuttavia a penalizzare le fasce più deboli, quelle con un inizio lavorativo precoce.
Il presidente francese, però, non desiste dal suo intento, ritenendo che la riforma sia necessaria per rimpinguare le casse pensionistiche, permettendo di arrivare a 6,2 miliardi di Euro nel 2027 e 11,8 miliardi nel 2030, facendo diventare così sostenibile il sistema.
Sia Francia che Italia sono Paesi con una popolazione anziana piuttosto imponente, e anche la spesa pensionistica, di conseguenza, ne risente. Inoltre, la retribuzione delle due nazioni è maggiore rispetto alla media Ocse, del 62% rispetto all’ultimo stipendio ricevuto. In Francia è pari al 72%, mentre da noi si assesta sull’82%.
Ora la palla spetta al Consiglio costituzionale, che domani dovrà pronunciarsi in merito, mentre il popolo d’Oltralpe è già pronto a dare battaglia.
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