Manuel Valls si schiere con i sindaci che hanno vietato il burkini, il costume integrale usato dalle donne musulmane. In un’intervista al quotidiano La Provence, il premier francese lo ha definito incompatibile con i valori della Francia, dando così il suo avvallo politico alla scelta di alcune amministrazioni, a partire da quella di Cannes, di vietarlo sulla spiaggia. La decisione aveva scatenato forti polemiche nel paese e in particolare nella comunità musulmana, divisa sull’uso del costume integrale. Oltre a Cannes, anche il comune corso di Sisco e quello di Villeneuve-Loubet lo hanno proibito, mentre quello di Le Touquet ha annunciato che lo vieterà prossimamente: nella città della Costa Azzurra, tre donne sono state multate perché sorprese a usarlo in spiaggia.
L’appoggio di Valls alla decisione dei sindaci francesi è comunque indicativa ma non è una novità per la Francia: il paese nel 2010 si era dotato di una legge che vieta l’uso del niqab (il velo integrale che copre anche il volto) già nel 2010 sotto Nicolas Sarkozy. La corte europea dei diritti dell’uomo aveva certificato la bontà della legge dopo il ricorso presentato da una cittadina francese: nel 2014 la sentenza stabilì che, pur essendo un’intromissione “permanente” nella vita privata e nella religione dei cittadini, è legittimata dalla motivazione di “proteggere le condizioni della vita associata”, prevista dalla Convezione dei diritti dell’uomo.
A ciò si aggiunge che gli attacchi di Nizza hanno trovato un paese stanco di essere sotto attacco e dove le tensioni sociali potrebbero aggravare una situazione già molto calda. Il premier, nel condannare l’uso del burkini, si è richiamato a uno dei valori fondanti la repubblica transalpina, la laicità. “Le spiagge, come ogni spazio pubblico, devono essere difese dalle rivendicazioni religiose. Il burkini non è un nuovo tipo di costume da bagno o una moda. È la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato notoriamente sulla sottomissione della donna“, dice Valls.
A suo dire, Parigi non farà una legge per vietarlo, ma sottolinea con forza che “non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica“. Per questo capisce i sindaci che lo hanno vietato. “In questo momento di tensione, hanno il riflesso di cercare soluzioni, di evitare problemi per l’ordine pubblico. Appoggio coloro che hanno promosso dei decreti, se sono motivati dalla volontà di incoraggiare il vivere assieme, senza retropensiero politico“.
Per Valls, il costume integrale sarebbe indicativo di una “visione arcaica” della donna, secondo la quale “c’è l’idea che, per natura, le donne siano impudiche, impure, che debbano quindi essere totalmente coperte“. Un’idea, ripete, che “non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica: di fronte alle provocazioni, la Repubblica deve difendersi“.
Il primo ministro si è rivolto alle autorità musulmane francesi, invitandole a “condannare il velo integrale e le azioni di provocazione che creano le situazioni di scontro“, mentre ai musulmani francesi ha chiesto di “dire alle loro autorità, alle loro famiglie, nei loro impegni personali, professionali e sociali, che rifiutano questa visione mortifera dell’islam“.
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