Il nono giorno di mobilitazione in Francia è stato forse quello più violento dall’inizio delle proteste. Il ministro dell’Interno ha parlato di 457 arresti e di 441 feriti tra le forze di sicurezza.
La contestazione però non riguarda solo la riforma delle pensioni, bensì anche un malcontento diffuso a causa della situazione economica e sociale in cui versa il Paese. La visita di Stato di re Carlo III è stata posticipata.
La Francia sta vivendo giornate di protesta molto intense dopo che la riforma delle pensioni, fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron, è diventata legge. La tensione è altissima, i manifestanti sono scesi in strada per il nono giorno consecutivo in aperto dissenso con l‘innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Ma non solo, nella mobilitazione nazionale a essere contestato è soprattutto il metodo usato da governo e presidente francese, il quale ha forzato la mano approvando la riforma senza il voto del Parlamento.
Il ministro dell’Interno Gerald Darmanin questa mattina ha reso noto ai media francesi che 457 persone sono state arrestate e che 441 agenti delle forze di sicurezza sono rimasti feriti a seguito degli scontri avvenuti ieri. Inoltre per le strade della capitale francese sono stati accesi 903 fuochi, in quella che è stata considerata la giornata di protesta più violenta dall’inizio della mobilitazione partita a gennaio.
“Ci sono stati tanti dimostranti e alcuni di loro sono diventati violenti a Parigi”, ha commentato il ministro. Darmanin ha poi ringraziato la polizia per aver protetto oltre un milione di persone che hanno preso parte alla protesta in tutto il Paese.
Le autorità avevano avvertito della possibilità che nei cortei potessero infiltrarsi gruppi di anarchici durante la marcia a Parigi. Infatti poi sono stati avvistati giovani uomini con cappucci e maschere che hanno preso di mira vetrine dei negozi e incendiato detriti che si trovavano lunghe le strade.
La richiesta dei dimostranti è stata quella di ritirare la legge sulle pensioni, ma il ministro dell’Interno ha risposto: “non penso dovremmo ritirarla a causa delle violenze. Se così fosse vorrebbe dire che non c’è Stato. Dovremmo accettare un dibattito democratico nella società, ma non uno violento”.
Nella giornata di ieri anche la città di Bordeaux ha vissuto momenti critici. Nella serata è stato appiccato un incendio al portale di legno dell’ingresso al Comune. Il portone dell’edificio è stato danneggiato dalle fiamme prima di essere spento dall’intervento dei vigili del fuoco. Il sindaco della città, Pierre Hurmic, si è detto “molto scioccato” dal gesto. “È la casa della gente di Bordeaux, non vedo il simbolismo che c’è dietro”, le parole di Hurmic.
E proprio a Bordeaux si sarebbe dovuto recare martedì prossimo re Carlo III del Regno Unito, in quella che sarebbe stata la sua prima visita di Stato all’estero da quando è diventato il nuovo sovrano inglese.
Il clima che avrebbe trovato, tuttavia, non è certo dei migliori. I francesi sono furiosi con il presidente Macron e la loro rabbia sfogata per le strade non accenna a placarsi. Quattro giorni fa il governo è scampato per soli 9 voti a una doppia mozione di sfiducia del Parlamento, che se fosse passata avrebbe respinto la legge sulle pensioni voluta dal capo di Stato francese.
Per questi motivi e per la già annunciata nuova mobilitazione proprio prevista martedì prossimo, la presidenza francese ha reso noto che, in accordo con il governo britannico, la visita del re è stata posticipata. La decisione è stata presa dopo una telefonata che Macron ha avuto con Carlo III.
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