Il presidente del Consiglio Superiore della Sanità, Franco Locatelli, avrebbe ricevuto diverse mail minatorie. Questa mattina sono scattati i sequestri e le perquisizioni a carico di 5 persone, residenti in varie province d’Italia: Parma, Faenza, Taranto, L’Aquila e Torino.
Le minacce Presidente del Consiglio Superiore di Sanità del Ministero della Salute e coordinatore del Comitato tecnico scientifico sarebbero arrivate lo scorso mese di febbraio, quando Locatelli si era fatto patrocinatore della campagna vaccinale e delle disposizioni relative alle misure anti-Covid19.
Sono scattate questa mattina le perquisizioni da parte dei militari dell’Arma del Comando Provinciale di Roma, su delega della locale Procura della Repubblica, che hanno avviato dei controlli domiciliari nei confronti di 5 indagati, sospettati di essere gli artefici delle minacce di morte inviate nei mesi scorsi a Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità del Ministero della Salute e coordinatore del Comitato tecnico scientifico.
I militari della capitale hanno lavorato insieme ai Carabinieri dei Comandi Provinciali di Torino, Faenza, Parma, Taranto e L’Aquila. Le minacce indirizzate a Locatelli erano state trasmesse tramite posta elettronica, quando – in piena pandemia – il medico si era fatto patrocinatore della campagna vaccinale contro il Covid.
Delle indagini si sono occupati i militari dell’Arma della Sezione Indagini Telematiche del Nucleo Investigativo capitolino che sono riusciti a identificare i mittenti dei messaggi di posta elettronica e questa mattina sono scattate le perquisizioni domiciliari ai danni dei 5 soggetti.
I militari hanno sequestrato gli smartphone e i computer in possesso degli indagati, residenti in varie province d’Italia: Parma, Faenza, Taranto, L’Aquila e Torino. I dispositivi elettronici dei 5 indagati saranno quindi sottoposti a controlli da parte del personale preposto, per capire se effettivamente le mail minatorie siano partite da lì e se eventualmente appartengano a frange estremiste.
Intimidazioni e minacce espresse tramite internet possono costituire reato penale, come prevede l’articolo 612 del codice penale, qualora intimoriscano o turbino il destinatario.
La pena prevista per il reato di stalking – che può essere punita con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi – è aumentata qualora a commetterla sia un cyberstalker.
Se si utilizzano parole offensive sui social network, si rischia una sanzione non inferiore a 516 euro e una pena della reclusione da sei mesi a tre anni.
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