L’ex presidente francese Francois Hollande, esponente del Partito Socialista, lancia l’allarme sui rischi di una vittoria elettorale delle destre in Italia come in altri Paesi UE, cosa che potrebbe spaccare il fronte di opposizione alla Russia di Putin.
L’inquilino dell’Eliseo dal 2012 al 2017 vede molti paralleli tra Francia ed Italia per quel che concerne lo scenario politico e ribadisce la natura destrorsa di Putin ed i suoi tentativi di favorire quest’ala politica nelle votazioni nazionali degli stati europei.
Putin e le destre secondo Hollande
Francois Hollande ha deciso di ripercorrere, in un libro appena uscito, gli incontri avuti con il presidente russo Vladimir Putin, la cui figura è sintetizzata nell’espressione “abile bugiardo”.
Nonostante alcuni nostalgici, ancorati ad un passato che non è più ma che ha strutturato una forma mentis che spesso maschera e trasforma la realtà delle cose, quella ad oriente non è più l’Unione Sovietica e la sua ideologia, qualora lo sia davvero mai stata, non esprime più i dettami del comunismo marxiano.
Il regime alla cui sommità è posto l’ex KGB Vladimir Putin è un sistema parafascista, autoritario, nazionalista e militarista; d’altronde i rapporti intessuti dal partito di Putin, Russia Unita, con le formazioni politiche occidentali sono sempre afferenti a partiti di destra o estrema destra.
Al di là della maggior consonanza ideologica, specifica Hollande, tale vicinanza ha una valenza strumentale per Putin: la maggior parte dei partiti di questo spettro politico sarebbero pronti a rivedere le sanzioni poiché, a detta loro, volute dalla mega demo-pluto-giudaico-crazia americana per impedire tanto agli europei quanto ai russi di risorgere quali grandi potenze in grado di far traballare il predominio globale a stelle e strisce.
Quindi i timori di Hollande si rivolgono all’Italia in quanto possibile apripista di questo processo: non a caso la coalizione data per vincente, dietro alla giustificazione della difesa delle comunità sociali e locali più fragili, propone di rivedere le sanzioni ed il modo in cui l’Occidente si sta opponendo alla Russia sostenendo il governo di Kiev.
Cosa rischiano Roma e Bruxelles col prossimo governo italiano
Hollande è molto diretto e cita personalmente i leader che danno fondamento al proprio argomentare: Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Se del primo si limita a dire come le sue posizioni in politica internazionale siano un servizio diretto alle volontà di Putin; sulla seconda il discorso risulta più sfumato.
Sicuramente Meloni, al pari di Marine Le Pen, con cui condivide il simbolo fascista della fiamma tricolore sullo stemma di partito, rappresenta l’eredità del movimento neofascista di Giorgio Almirante, tuttavia la sua leadership è stata abile a camuffare il partito in forza critica del sistema ma non antisistema, opera attuata prendendo a prestito il discorso sociale dalla sinistra e mantenendo le posizioni securitarie e xenofobe della destra.
Nemmeno la prova di governo, che molti indicano come passaggio liminale verso posizioni più moderate e responsabili, non trova convinto Hollande. Ciò in quanto l’UE, con le sue divisioni interne e la sua debolezza politica, non è in grado di opporsi a questo genere di politici, al massimo può “sbiancarli” dice Hollande, ossia renderli rispettabili proprio perché li inserisce in quel consesso, perché li pone sul palcoscenico internazionale mostrandoli dialoganti e rispettosi delle istituzioni, senza avere reali leve per costringere questi leader a seguire un preciso percorso democratico (vedi l’Ungheria di Orban).
L’UE in sostanza finirebbe per fornire quasi un attestato di presentabilità ai suoi autocrati interni per il semplice fatto che sono coinvolti in quelle istituzioni e posti al pari di altri Paesi liberali e repubblicani.