La sottosegretaria all’Istruzione in quota Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti, è finita oggi nel mirino di alcuni contestatori per il suo intervento all’Itis Molinari di Milano in cui, proprio 48 anni fa, venne picchiato Sergio Ramelli, un militante del Fronte della gioventù, che poi perse la vita il 29 aprile del 1975.
Alle urla contro l’esponente meloniana, in cui si chiedevano anche le sue dimissioni, ha risposto Frassinetti stessa nel discorso fatto agli studenti ricordando l’allora 19enne, che viene tuttora commemorato anche dal sindaco (di centrosinistra), Giuseppe Sala. Ma anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha chiesto alle altre forze politiche di condannare ciò che è successo alla sua sottosegretaria.
Dopo il pestaggio di Firenze di due studenti davanti al liceo Michelangiolo a opera di alcuni militanti di Azione studentesca, uno dei temi più dibattuti in Italia – dopo quello sui migranti, ovviamente – riguarda sicuramente la violenza, specie quella nelle scuole. Una violenza che si interseca con la politica, passata e presente, con prese di posizione, polemiche: insomma, il solito cocktail che tanto ci piace.
Anche quello che è successo oggi, all’Itis Molinari di Milano, a 48 anni di distanza precisi da quando un altro studente, Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù (un’organizzazione giovanile di destra), venne picchiato da un gruppo di militanti di estrema sinistra legati ad Avanguardia operaia a tal punto da morire qualche settimana dopo (il 29 aprile 1975), rientra perfettamente nel caso appena descritto, anche se in misura minore.
Davanti all’istituto, infatti, i manifestanti della Rete Milano Antifascista e dei rappresentanti di Adl Cobas e Usb, hanno accolto la sottosegretaria all’Istruzione in quota Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti, non nel modo in cui ci si aspetta per una rappresentante delle istituzioni. “Vergogna lei e il preside“, “Fascisti carogne, tornate nelle fogne“, sono alcuni dei leit motiv, accompagnati dalle solite richieste di dimissioni, che hanno accompagnato la visita dell’esponente governativa per commemorare all’allora 19enne che perse la vita durante gli anni di piombo.
L’incontro, in cui ci sono stati anche degli attimi di tensione, specialmente quando la sottosegretaria stava attraversando il cortile della scuola scortata dalle forze dell’ordine, è stato ritenuto “strumentale” anche da alcuni docenti. Per loro, infatti, “Ramelli viene ricordato tutti gli anni da orde barbariche che incutono timore. Noi, Ramelli, lo vogliamo ricordare per quello che era e senza censura: un picchiatore fascista“, hanno detto, prima di precisare che Frassinetti “viene a raccontare un’altra storia, la loro storia“, perché lo studente morto “non era soltanto un ragazzo con il sorriso che andava con il Ciao come dicono“.
Nella commemorazione, però, la deputata genovese ha spiegato che il militante del Fronte della Gioventù “è stato ucciso da chi si diceva antifascista“, quindi dell’antifascismo “ci sono tante sfaccettature. A quell’epoca l’antifascismo militante era rovente, penso che adesso sia cambiato tutto e che sia importante parlare di libertà, partecipazione e democrazia. Chi è per questi valori qui – ha aggiunto – non penso possa definirsi fascista“.
E la dimostrazione verrà non appena si ricorderanno anche Fausto Tinelli e Lorenzo ‘Iaio’ Iannucci, due frequentatori del centro sociale Leoncavallo, sempre a Milano, vicini ad ambienti di sinistra che furono ammazzati, invece, il 18 marzo del 1978 per mano di non si sa chi. Quel giorno, ha detto ancora la sottosegretaria, “andrò al liceo Brera e porterò dei fiori alla targa che ho fatto mettere quando ero assessore“, perché erano “due ragazzi ammazzati mentre erano disarmati che amavano far politica“. Una cerimonia a cui sarà presente anche Bruno, il fratello di Fausto, che anche oggi ha voluto portare un saluto alla famiglia dell’allora 19enne: “Non sono un politico – ha detto -, ma so cosa si prova: ho rispetto per il dolore di questa famiglia“, e che ha ricevuto i ringraziamenti pubblici anche della sottosegretaria “per la sua significativa presenza“.
Significativa perché, ha spiegato ancora, “si parla sempre tanto di memoria, ricordare questi ragazzi credo sia molto importante“. E quindi Frassinetti ha detto che anche il 29 aprile sarà di nuovo a Milano, nei giardini dedicati allo studente del Molinari, per commemorarlo insieme al sindaco Giuseppe Sala. “Lì c’è un cippo che ogni anno viene omaggiato da tutti i sindaci di centrodestra e centrosinistra che si sono avvicendati a Milano“, e quindi “non c’è nessuna differenza nel ricordare vittime innocenti“, anche se, ha precisato, “non c’è mai una protesta quando viene commemorato un ragazzo di sinistra ucciso“.
Una protesta a cui non hanno aderito gli studenti della scuola, che hanno preferito non schierarsi. Per bocca delle rappresentanti d’istituto, hanno dichiarato di essere neutrali, meglio, di essere sereni: “Non vogliamo schierarci ma non volevamo nemmeno perdere l’occasione di dire ‘no’ alla violenza in generale. Noi studenti – hanno aggiunto in una nota -, volendo tutelarci dal pericolo di strumentalizzazione, non prendiamo una posizione ideologica ma ribadiamo la difesa dei valori costituzionali di libertà, condannando ogni forma di violenza“.
Anche il presidente provinciale dell’Anpi, Roberto Cenati, ha voluto precisare che l’Associazione nazionale partigiani d’Italia “non ha partecipato al presidio davanti all’Istituto Molinari“. L’Anpi, ha detto ancora, “ha da sempre fermamente condannato la brutale aggressione del giovane Sergio Ramelli che ne ha provocato la morte, dopo una lunga agonia. Nel contempo abbiamo sempre dichiarato che il ricordo di Sergio Ramelli non deve costituire il pretesto, ogni 29 aprile, di manifestazioni di aperta apologia del fascismo organizzate a Milano dall’estrema destra“.
Nel merito delle contestazioni a Frassinetti, nel pomeriggio è intervenuto anche il suo “capo”, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha espresso solidarietà e vicinanza alla sottosegretaria, ma si è anche augurato “che tutte le forze politiche condannino gli insulti volgari espressi contro di lei, atteggiamenti che mirano a ricreare un clima da anni ’70 che vogliamo fermamente non torni mai più“.
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