La legislatura era iniziata con la riproposizione, da parte di Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, di un ddl pro life. A quasi tre mesi da allora, a riprovarci è Fratelli d’Italia, con un altro parlamentare di Palazzo Madama: Roberto Menia. Anche in questo caso, il testo, visionato dall’Adnkronos, punta a modificare l’articolo 1 del codice civile “in materia di riconoscimento della capacità giuridica a ogni essere umano”.
L’obiettivo, come si legge nella presentazione del ddl stesso, è quello di “dichiarare che ogni uomo ha la capacità giuridica in quanto uomo” e che la soggettività giuridica inizi nel momento del concepimento e non nella nascita, come invece è ora. Levata di scudi, ancora una volta, dai banchi delle opposizioni, soprattutto dal MoVimento 5 stelle, dal Partito democratico e dall’alleanza Verdi e Sinistra Italiana.
Fratelli d’Italia ha presentato un ddl identico a quello di Gasparri, molto pro life
Uno dei timori più grandi dei progressisti italiani per quanto riguarda la salita al potere di Giorgia Meloni riguardava (e riguarda tuttora) il tema dell’aborto. Nonostante anche durante la campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia abbia più volte ribadito che non si intendeva toccare la legge 194, e quindi cambiare il diritto delle donne di interrompere una gravidanza, sia il primo giorno di legislatura, sia ora dalla sua maggioranza (e adesso addirittura dal suo partito) qualche senatore ha proposto dei disegni di legge che se non vanno nel senso opposto, be’, poco ci manca.
Dall’AdnKronos, infatti, hanno avuto modo di visionare il testo del ddl presentato da Roberto Menia in cui si chiede, di nuovo – come già aveva fatto Maurizio Gasparri, vicepresidente di Palazzo Madama in quota Forza Italia -, la “modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica a ogni essere umano”.
In pratica, la proposta, chiamiamola “pro life”, vorrebbe che ogni persona venga riconosciuto come tale dalla legge fin dal momento del suo concepimento e dalla nascita, come invece è ora. “Si tratta di riconoscere – si legge nella presentazione del ddl -, anche nell’ambito giuridico, che embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identità realtà, un identico soggetto, lo stesso essere personale, lo stesso uomo”, anche perché anche chi ancora non è venuto al mondo, ha spiegato, è sottoposto “a rischi di varia natura”.
Secondo Menia, insomma, servirebbe “una completa disciplina dell’intervento manipolatore dell’uomo nell’ambito della genetica”, ed è per questo che è necessaria una preliminare definizione dello “statuto giuridico dell’embrione umano”, come è stato chiesto anche dal Parlamento europeo in due risoluzione del 1989 “sui problemi etici e giuridici della ingegneria genetica e della procreazione artificiale umana”. Il senatore di Fratelli d’Italia, poi, ha sottolineato che “anche nel campo dell’aborto” è fondamentale che un feto venga considerato già un essere giuridico e, in questo senso, anche la Corte costituzionale si era già mossa nella sentenza 25 del 1975.
Per ultimo, il firmatario del disegno di legge ha ritenuto “di non dover intervenire nella complessa disciplina dei diritti patrimoniali legati alle successioni e alle donazioni”, per i quali “l’eliminazione della condizione della nascita comporterebbe mutamenti complessi nel regime successorio, che meglio dovrebbero essere valutati”, ha concluso.
Le opposizioni levano gli scudi: i commenti di M5s, Pd e Avs
Come era successo anche per il ddl ripresentato da Gasparri, anche per quello di Menia le opposizioni non hanno mancato di commentare e di spiegare il loro disappunto. “Esproprio patriota dell’utero”, lo ha definito Alessandra Majorino, senatrice del MoVimento 5 stelle, sempre all’agenzia. Per lei, il partito della premier “vuole derubare le donne della proprietà sul proprio corpo e attribuire soggettività giuridica superiore a un ovocita fecondato rispetto alla femmina umana adulta. Neanche se fosse una battuta farebbe ridere”.
Su Twitter, Simona Malpezzi, capogruppo a Palazzo Madama del Partito democratico, ha scritto che “riconoscere la capacità giuridica del concepito vuol dire solo una cosa: cancellare il diritto della donna di autodeterminarsi nella scelta di diventare madre o meno”.
Riconoscere la capacità giuridica del concepito, come propone FdI in un ddl depositato al Senato, vuol dire solo una cosa: cancellare il diritto della donna di autodeterminarsi nella scelta di diventare madre o meno.
— Simona Malpezzi (@SimonaMalpezzi) January 18, 2023
Elisabetta Piccolotti, deputata dell’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana, sentita dall’Adnkronos, ha chiesto invece dei chiarimenti a Meloni su cosa ne pensa lei. “È evidente – ha detto – che questi progetti di legge sono del tutto incompatibili con la tutela della libertà di interrompere la gravidanza garantito dalla legge 194 sulla cui difesa la stessa Meloni ha più volte rassicurato gli elettori”. Anche per lei il riconoscimento “è il primo e necessario passo per equiparare l’aborto a un omicidio”.
Ma la moglie di Nicola Fratoianni ha posto l’accento anche sul fatto che i presentatori delle proposte siano tutti uomini e “usino nella legge soltanto riferimento al maschile: altro che statuto giuridico della vita prenatale, quello che vogliono riscrivere è lo statuto giuridico della donna, uno statuto a ‘soggettività e libertà limitate e subordinate alla funzione procreativi e alle volontà del padre’”. La deputata ha chiesto ancora una volta un chiarimento alla presidentessa del Consiglio, rimarcando anche che non sarebbe così difficile credere che, se venisse approvato il ddl, si potrebbe salvaguardare la vita dell’embrione rispetto a quella della donna anche in casi di pericolo.