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Economia

Frena il turismo, più italiani verso l’estero a causa dei rincari: calo della domanda fino al 30%

In calo le tratte nazionali, come scelta per gli italiani, con picchi fino al -30%. Crescono Spagna, Tunisia ed Egitto.

Turisti in spiaggia – Nanopress.it

I rincari spingono fuori dai confini nazionali gli italiani, che post pandemia aveva riscoperto la bellezza del viaggio alla scoperta del Paese nei periodi estivi. Tra le destinazioni ci sono le sempre quotate Spagna, Tunisia ed Egitto, mentre tra le nuove mete l’Albania e il Montenegro. Ma occhio anche al Far East, con lo yen in calo infatti crescono le quotazioni del Giappone e del Golfo. Effetti negativi anche sul pil.

Turismo, l’Italia frena: cali fino al 30% per i turisti di casa nostra

Gli italiani scelgono l’estero quest’estate, almeno in parte. E’ l’effetto del rincaro che ha colpito il nostro Paese. E altro che contributo al Pil del turismo, come aveva ipotizzato il ministro Giancarlo Giorgetti nel commentare la flessione del secondo trimestre del prodotto interno lordo italiano di 0,3%. Se si attende infatti che il contributo da parte del turismo cada dal cielo, sarà meglio pensare a delle soluzioni concrete.

I rincari in Italia si toccano con mano, a partire dal costo di una postazione con ombrellone nelle spiagge degli stabilimenti. Si va da prezzi tra i 30 agli 80 euro in località come Sardegna, Puglia e Toscana, ai 25-40 euro di Calabria e Sicilia. Per non considerare le spiagge più in, dove si toccano le tre cifre, e il clamoroso aumento dei prezzi dei biglietti aerei (sul quale il governo prepara una stretta) e del carburante che rendono gli spostamenti in Italia praticamente un lusso per pochi.

La mini crisi è portata alla luce anche da Federturismo, con Marina Lalli  a capo della federazione aderente a Confindustria, che fa notare come nonostante le crescite del 4% degli arrivi dall’estero questa non sarà un’estate da tutto esaurito. C’è una crescita nella montagna, complice il gran caldo, del 2% ma anche l’emergenza ambientale ha avuto un impatto negativo. Ancora Lalli come riporta Il Sole 24 Ore fa notare che questi sono di fatto campanelli d’allarme e la situazione odierna deve fare riflettere per il futuro.

Ed è ancora l’inflazioneoltre ai danni ambientali – ad avere conseguenze sull’economia e sul settore turistico nello specifico, con l’erosione di fatto del potere d’acquisto dei turisti che ha costretto le aziende ad aumentare il prezzo (in Sicilia dopo gli incendi a Taormina i prezzi dei biglietti autobus sono aumentati del 70%) con le città d’arte del Paese rimaste popolari ma in calo del 20-30%.

Un 2023 che mette in ginocchio il settore turistico di tutta Italia, ricorda ancora Federturismo, e che pone diverse sfide compresa quella del cambiamento climatico. Rimane da parte dell’associazione la fiducia di lavorare per migliorare la situazione. Mentre per Confcommercio la frenata sulla domanda deve fare riflettere soprattutto considerando che nei primi mesi del 2023 c’era stato un aumento del 15% delle presenze turistiche. Urgono dunque a detta del presidente Carlo Sangalli alleggerimenti fiscali, semplificazioni, sostegni alle agenzie, in modo da bilanciare le inflazioni e gli allarmi ambientali.

Il mercato interno risente della crisi anche secondo il presidente di Federalberghi. Bernabò Bocca sostiene che la flessione del turismo italiano però si controbilancia a risultati migliori dei visitatori internazionali. Tanti provenienti dagli Stati Uniti, dall’Asia nelle città dell’arte come Roma, Firenze. Dalla Francia – soprattutto al Sud – anche dall’Est nelle mete di mare. Ma gli italiani si sono ritrovati a calciare al centesimo ogni spesa. Al momento si preferisce viaggiare un’auto, anche se francamente l’aumento del carburante arrivato giusto in tempo per i vari esodi ha reso le cose più complicate del previsto. Antonio Messina, come riporta Il Sole, rimane fiducioso nelle mosse del governo. Magra, magrissima consolazione dovrebbe essere l’effetto dell’interruzione del reddito che potrebbe agevolare formazione e occupazione.

L’Italia perde competitività: rincari sul turismo fino al 9%

Sono quasi 2 italiani su 10 a rinunciare alle vacanze a causa del caro prezzi, e il tutto pesa sulla competitività dell’offerta del nostro Paese. In media, i cittadini italiani si stanno ritrovando circa 2mila euro in meno in tasca per colpa dell’inflazione, mentre la crescita media dei prezzi del turismo risulta pari al 9%. Numeri migliori in termini di aumento di nuovi arrivi di turisti internazionali per Spagna, Francia, Grecia e Turchia. La Spagna fa registrare +24% rispetto al 2022, la Turchia addirittura +27% per le spese dei turisti (sui 21,7 miliardi).

Turisti in partenza – Nanopress.it

Rimane in tesa alle intenzioni di viaggio il nostro Paese, soprattutto dopo il ritorno dei cittadini a stelle e strisce passata la paura del Covid. In Piemonte ne ha beneficiato, essendo ad alta vocazione enoturistica, ma perde la Toscana sul mercato nazionale. E’ stata Confagricoltura a stimare cali del 30% per via della debole domanda a livello nazionale. La Sardegna invece prova la carta delle offerte scontate last minute, con i costi per i turisti che hanno fatto segnare un calo anche del 40% sulle tariffe di prima fascia ma questa risposta sembra essere ancora limitata. Gli hotel a luglio hanno avuto un calo del 20% sull’Isola, sempre per via della domanda nazionale carente, mentre mantiene buoni livelli il Veneto.

La stagione estiva 2023 è stata incoraggiante secondo Luca Zaia, che ha parlato del tasso di occupazione degli alberghi che ha raggiunto l’80%. L’assessore del Turismo Federico Caner sottolinea la capofila Jesolo per le spiagge. Complicata la situazione in Sicilia, dove i roghi hanno messo in ginocchio non solo le località turistiche ma anche gli aeroporti, la viabilità.

In questo contesto il governo sembra ancora brancolare nel buio, con la ministra Daniela Santanchè che spinge sul riassetto del ministero. Intanto per gli alberghi dei piccoli centri sono arrivati 34 milioni di euro, per la montagna invece il fondo arriva a 200 milioni di euro.

Antonio Meli

Classe 1993, laureato in comunicazione e lingue, e in giornalismo, tra Siena e Roma. Appassionato di cinema, musica, storia e spettacolo. Mi piace scrivere e criticare.

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