Più di 36.000 controlli ispettivi, quasi 10.000 verifiche di laboratorio, oltre 26.000 operatori e circa 54.500 prodotti controllati, 359 notizie di reato, 4.276 contestazioni amministrative e 581 sequestri, per un ammontare totale di circa 42,8 milioni di euro. Sono questi i numeri che si leggono sull’ultimo rapporto del 2014 dell’ICQRF (Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) che ogni giorno è impegnato a tutelare il made in Italy e le nostre eccellenze alimentari, impedendo l’uso illegale dei marchi delle DOP/IGP italiane in Europa. Si parla spesso di frodi alimentari, di falso biologico e di agromafie, ma il cibo in Italia è davvero sicuro? “Il sistema di controllo italiano è molto articolato ma anche uno dei più completi d’Europa – commenta il presidente dell’ICQRF Stefano Vaccari – L’ICQRF ha circa 750 ispettori che lavorano ogni giorno e controllano soprattutto la fase produttiva. La competenza è molto frammentata perché la Costituzione dà molto spazio a regioni e comuni, quindi noi ci occupiamo principalmente della fase produttiva e di tutti quelli che noi chiamiamo ‘mezzi tecnici per l’agricoltura’: dai fertilizzanti ai prodotti fitosanitari, fino a mangimi e sementi”.
Dall’ultimo rapporto 2014 possiamo notare il gran numero di controlli in alcuni settori come quello vitivinicolo (il vino rimane il prodotto agroalimentare più esportato, ndr), con oltre 6mila controlli solo nel 2014, e una percentuale d’irregolarità del 20%, e quello degli oli, che ricopre il 13,9% dei controlli: “È giusto comunque precisare che non esistono settori maggiormente presi di mira, dipende molto dal contesto – precisa il Dottor Vaccari – Quest’anno ad esempio il settore dell’olio è stato molto colpito a causa della mancanza di materia prima perché l’annata è stata pessima. Non esiste un settore che per definizione è più frodato di altri”.
Sono diversi i prodotti celeberrimi e distintivi della nostra dieta mediterranea tra quelli vittime di frodi: dall’aceto balsamico al gorgonzola, dall’asiago alla mozzarella di bufala, passando per il prosciutto di Parma e il pecorino. “In molte operazioni che portiamo avanti abbiamo la collaborazione della Guardia di Finanza, unendo così due professionalità, la loro per la parte economica e la nostra per quella di carattere agricolo” dichiara Vaccari. Tra i principali illeciti accertati ci sono la commercializzazione di vini DOC il cui contenuto non corrisponde a quello certificato in etichetta, la sofisticazione del vino per zuccheraggio o annacquamento, oli d’oliva spacciati come extra vergine ma in realtà mescolati con oli di bassa qualità oppure ottenuti da semi diversi da quelli dichiarati, o ancora l’utilizzo di conservanti non consentiti, formaggi francesi commercializzati con etichette che evocano il nostro Paese, residui di prodotti fitosanitari sull’ortofrutta o vendita di conserve di carne ottenute da animali di specie diversa da quella dichiarata.
Non si tratta però solo di portare alla luce il prodotto illecito nell’ultima fase di vita, ma di scovare il crimine all’interno della filiera produttiva, all’origine, motivo per cui, alcune operazioni portate a termine hanno permesso il sequestro dei falsi fertilizzanti nel settore del biologico. Gli introiti degli illeciti derivanti dal falso bio sono enormi, spesso portati avanti dalla criminalità organizzata, che ormai da anni ricava da questi commerci ingenti somme di denaro a danno dei consumatori: “Il sistema di controllo sul biologico italiano è davvero molto buono, possiamo dire tranquillamente che è uno dei migliori d’Europa. Il problema del ricondurlo al sistema di criminalità organizzata è di carattere giuridico ed è molto complesso. Nella maggioranza dei casi, i reati contestati sono di tipo associativo ma non associativi di stampo mafioso. Anche allo stesso termine agromafia, preferisco utilizzare quello di criminalità che sfrutta il sistema agroalimentare per fare soldi in modo illegale” commenta Vaccari. Facendo sempre riferimento al settore del falso biologico, l’operazione Vertical Bio ha smantellato, nel febbraio 2014, un’organizzazione criminale internazionale che importava nel nostro Paese, soprattutto da Moldavia, India e Ucraina, granaglie come frumento, soia e mais, usate come mangimi ma spesso anche destinate al consumo dell’uomo, falsamente certificate come bio, che contenevano in realtà il 50% di OGM oppure contaminati con principi attivi chimici vietati in agricoltura biologica. Come si può leggere nel rapporto (pagina 19): “Il GIP ha disposto il sequestro per equivalente di beni mobili, immobili, partecipazioni societarie e conti correnti riconducibili a 20 dei soggetti indagati, nonché sui beni aziendali di 6 società, fino all’ammontare di 35 milioni di €, pari al profitto illecito derivante dalla commercializzazione in tutta Europa di falsi prodotti “bio” per 350.000 t, in circa cinque anni”.
Negli ultimi anni, una delle emergenze che è stata affrontata in questo settore riguarda una zona specifica del nostro Paese, ovvero la cosiddetta Terra dei Fuochi, vasta zona tra le province di Napoli e Caserta, tristemente nota al grande pubblico per il problema dello sversamento di rifiuti tossici da parte della criminalità organizzata, in particolare dal clan dei casalesi, e portati alla luce da alcuni rapporti sulle ecomafie delle associazioni ambientaliste. Proprio qui l’ICQRF ha effettuato controlli a tappeto, come possiamo vedere nel dettaglio sul sito Prometeo della Prefettura di Napoli: “Abbiamo fatto complessivamente, da quando è partita l’emergenza, ovvero nel novembre 2012, oltre 700 controlli nei 57 comuni indicati. La Terra dei Fuochi ha il triplo dei controlli rispetto al resto del territorio nazionale – continua Vaccari – Per quanto riguarda ad esempio la mozzarella di bufala campana, abbiamo controllato tutti i caseifici presenti. Spero che quest’azione capillare di controllo rassicuri i consumatori”.
Per proteggere il Made in Italy sono stati stipulati anche degli accordi con una delle realtà online e-commerce più importanti, ovvero e-Bay: “È l’unico caso al mondo di controllo agroalimentare di questo tipo su una piattaforma e-commerce – conclude Vaccari – ha dato dei risultati validi. Noi segnaliamo a eBay l’eventuale anomalia, eBay verifica che ci sia effettivamente e nel giro di poche ore rimuove il prodotto. Ultimamente questo tipo di controllo è stato esteso anche ai vini”.
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