Il piano di decontaminazione di Fukushima sta fallendo. Spenta l’eco mediatica sull’incidente avvenuto alla centrale nucleare giapponese 4 anni fa, ci pensa un’inchiesta di Greenpeace a ridestare l’opinione pubblica internazionale dall’oblio in cui aveva collocato il disastro nucleare e le sue tragiche conseguenze: secondo i dati diffusi dall’associazione ambientalista, il livello di radioattività resta assai elevato in tutta la zona, nelle foreste e nei terreni limitrofi al luogo del disastro.
Sulla scorta di quanto scoperto, Greenpeace ha criticato il Piano nazionale del governo nipponico, il quale vorrebbe ‘revocare l’ordine di evacuazione delle aree contaminate entro il marzo 2017 e le compensazioni per i residenti entro il 2018. Due misure che rischiano di spingere le vittime a tornare in aree ancora gravemente inquinate‘, si legge nel rapporto, mentre l’associazione sostiene che allo stato attuale sia impossibile per i residenti abitare nuovamente le case che hanno dovuto abbandonare istantaneamente dopo l’incidente al reattore. L’inchiesta di Greenpeace diventa un duro atto di accusa nei confronti del governo, che secondo l’associazione violerebbe i protocolli minimi di sicurezza riguardanti la salute pubblica a fini politici, perseverando nell’idea di revocare l’ordine di evacuazione.
‘Il primo ministro giapponese Abe vorrebbe far credere ai cittadini che il programma di decontaminazione in corso a Fukushima riporterà la radioattività a livelli accettabili, ma si tratta di una politica destinata al fallimento. Le foreste di Iitate sono un’enorme riserva di radioattività che resterà un pericolo diretto e una sorgente di potenziale ricontaminazione per secoli. La completa decontaminazione è impossibile. Forzare i risedenti a tornare in aree insicure e altamente radioattive è una decisione tutta politica, presa per ragioni economiche, che non poggia su dati scientifici e non si cura della salute pubblica‘, sostiene Jan Vande Putte, esperto in radioprotezione di Greenpeace in Belgio. Iitate è il paesino maggiormente esposto alle radiazioni, collocato nella zona nord-est di Fukushima, ad un’altitudine di 500 metri: un luogo destinato a rimanere un villaggio spettrale per molti anni a venire a causa di quanto avvenuto quel maledetto 11 marzo 2011, quando quattro incidenti occorsi alla centrale nucleare a seguito del maremoto e del terremoto che ha colpito il Giappone, hanno condannato Fukushima al medesimo destino di Chernobyl.