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Fumetti assassini, la prima mostra sulla propaganda antisemita in Europa

A volte un fumetto racconta più di mille parole. Per questo la mostra sulla propaganda antisemita in Europa, ospitata fino al 15 dicembre al Mémorial de Caen-Normandie, Francia, non è solo una mostra che affronta il tema dell’antisemitismo ma lo fa mostrando per la prima volta una collezione unica nel suo genere. Già il titolo rivela la particolarità dell’esibizione: “1886-1945, Fumetti assassini o sulla propaganda antisemita in Europa” porta il visitatore in un lungo e terribile viaggio negli anni che precedettero il nazismo e che prepararono l’orrore della Shoah tramite fumetti, cartoline, poster, manifesti e artefatti provenienti da diversi paesi europei. Gli oltre 120 documenti eccezionali fanno parte dell’enorme collezione di Arthur Langerman, un sopravvissuto all’Olocausto, che visse sulla sua pelle la tragedia dell’antisemitismo, venendo separato dai genitori, deportati ad Auschwitz, all’età di due anni.

La mostra nasce per raccontare la nascita del sentimento antisemita in Europa, dimostrando che il secolo dei Lumi non era bastato a cancellare gli orrori dell’odio verso gli ebrei. Tre le tappe in cui vengono accompagnati i visitatori, come si evince già dal titolo.

La prima riguarda gli anni sul finire dell’Ottocento, raccontati tramite due pubblicazioni che più di ogni altre favorirono la ripresa dell’antisemitismo: il trattato “La Francia giudaica” di Edouard Drumont e l’affaire Dreyfus. La seconda sezione riguarda il periodo tra le due guerre (1918-1933) e la terza il nazismo.

I documenti e i manufatti raccolti da Langerman nel corso degli anni sono documenti storici di altissimo valore e mostrano l’avanzata di un sentimento d’odio verso gli ebrei che non ha mai lasciato del tutto il Vecchio Continente e che la politica e le élite dei tempi passati hanno usato a proprio favore.

L’educazione all’odio passa sempre dai più piccoli e tra gli oggetti esposti hanno grande importanza i manifesti e i fumetti, così come le cartoline e libri illustrati per bambini, provenienti da Francia, Germania, Russia, Ucraina e Ungheria. L’immagine dell’ebreo cattivo, il “nemico” per eccellenza, colui che mise in croce Gesù, l’incarnazione di tutti i difetti umani, prende corpo nelle opere di alcuni artisti dell’epoca come Philipp Rupprecht, meglio conosciuto come Fips, fumettista noto per le caricature antisemite pubblicate sul quotidiano nazista Der Stürmer e autore di un libro per bambini sulla minaccia ebraica (Il Fungo Velenoso, 1938).

Tra i messaggi più subdoli e distorti rientrano le 33 cartoline disegnate dall’artista ceco Karel che citano in maniera errata il Talmud per deridere le tradizioni e i rituali ebraici. A dimostrazione di quanto l’odio verso gli ebrei avesse pervaso la cultura anche artistica europea, la mostra propone al pubblico una serie di statuette di legno provenienti da Strasburgo, della fine del XIX secolo: finemente intagliate, rappresentavano lo stereotipo dell’ebreo, sfigurandolo in pose e atteggiamenti mostruosi, ed erano popolari in tutta la Francia orientale.

Tutte le 120 opere esposte fanno parte della collezione privata di Arthur Langerman, un sopravvissuto all’Olocausto. Nato ad Anversa nel 1942, all’età di due fu messo in un orfanotrofio dalle SS dopo che i genitori vennero deportati ad Auschwitz, dove il padre morì. Riunitosi con la madre, Langerman ha vissuto in Belgio: la mamma ha preferito non parlargli mai degli orrori dei campi di concentramento. Il processo ad Adolf Eichmann nel 1961 scoperchiò il velo sugli orrori della Shoah e per Langerman fu l’inizio di un’ossessione: capire come fosse stato possibile far nascere un mostro simile nel cuore dell’Europa.

Da allora ha iniziato a collezionare documenti, fumetti, manifesti e manufatti antisemiti sparsi in diversi Paesi: oggi la sua collezione conta oltre 7mila pezzi, unici nel loro valore storico. Lagerman li conserva tutti gelosamente nel suo appartamento e li ha concessi raramente per mostre e musei, ma quando gli è arrivata la richiesta del Memoriale di Caen ha detto sì.

Lo ha fatto perché i tempi sono cambiati, perché la memoria è sempre più labile e il razzismo strisciante, quello che si vergognava di venire allo scoperto, oggi ha rialzato la testa. “Dopo la guerra, l’antisemitismo che si vede guardando la mia collezione era un tabù“, ha spiegato al Guardian. “Oggi, non lo è più“.

– 1886-1945 Fumetti assassini o sulla propaganda antisemita in Europa, presso Mémorial de Caen-Normandie, fino al 15 dicembre

Lorena Cacace

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