Funghi radioattivi in provincia di Cuneo. Nei giorni scorsi, il servizio Sian (Igiene degli alimenti e della nutrizione) aziendale ha ricevuto dall’Arpa di Ivrea la segnalazione che una specie analizzata in laboratorio e in spettrometria gamma, campionata nel Comune di Crodo, località Foppiano, ha livelli alti di radioattività (Cs-137). La specie da evitare assolutamente è la Foliota grinzosa, ipercaptante di sostanze radioattive.
Trattandosi di un fungo commestibile e non velenoso l’attenzione deve essere ancora più grande. Sebastiano Blancato, direttore del Sian dell’Asl Cn1 – dice a questo proposito: “Il Rozites caperatus (Foliota grinzosa) è un fungo commestibile, peraltro confondibile facilmente con alcune specie del genere Cortinarius, invece molto tossiche e pericolose. Di questa specie, da tempo si conosce la caratteristica di essere ipercaptante di sostanze radioattive, in particolare il radiocesio, e pertanto ne è già consigliato un uso molto contenuto”.
Il divieto, adesso, è però perentorio: “Sulla base dei dati contenuti, pur non trattandosi di un alimento centrale per la dieta tipo della popolazione, si ritiene di sconsigliarne il consumo”. Blancato prosegue: “A titolo precauzionale, si include in tale misura pure lo Xerocomus badius (Boletus badius), altra specie notoriamente ipercaptante”. Ma come è possibile che in provincia di Cuneo siano stati trovati funghi radioattivi?
A quanto pare, la contaminazione radioattiva rinvenuta, in base a quanto è stato comunicato dall’Arpa Piemonte, può senz’altro essere fatta risalire ancora all’evento della centrale nucleare di Chernobyl. Lo scrive l’Azienda sanitaria locale del capoluogo piemontese. Stiamo parlando dunque del 1986. Più esattamente del 26 aprile. Dunque, più di 30 anni fa. Ma la radioattività, si sa, ha vita lunghissima.